SIMULAZIONE 9 APRILE

LA SIMULAZIONE DELLA CECITà MI HA TOCCATA MOLTO..CI SIAMO BENDATI,SI è SUBITO CREATO SILENZIO,IL TEMPO SEMBRAVA NON TERMINARE.ESSERE PRIVATI,ANCHE SE PER POCO,DELLA VISTA è STATO DA UN LATO ANSIOSO MA DALL'ALTRO PIACEVOLE POICHè MI SONO POTUTA IMMEDESIMARE IN QUELLE PERSONE CHE NON POTRANNO MAI VEDERE NULLA.

RIPORTO QUI UN PASSO CHE MI HA COLPITO MOLTO:
Non scrivo
Non parlo
Non cammino
Non canto
Non chatto
Ma sogno
E vivo

GRAZIE PROF...PER TUTTO QUESTO

essere cieco non è triste;essere cieco ma non essere capace di sopportare la cecità,questo è triste

John Milton

Quandi lessi sul forum che in aula si srebbe svolta una simulazione di cecità inizialmente reagii ridendo,invece al momento della simulazione sono passata dal riso al panico.Quei pochi minuti in aula bendata sono stati un eternità perchè ho iniziato ad immagginare la mia vita da non vedente ,egoisticamente mi sono terrorizzata perchèl'esser ciechi è ankora pù traumatico per una persona che prima vedeva e di colpo non vede più ,inizia a mancare un qualcosa in lui|e.Ritengo che questa esperienza sia stata molto forte ma si doveva affrontare per poter capire meglio la disabilità.

Riporto un passo dell'ultima poesia :<<Non voglio essere riconosciuta per ciò che non ho ma per quello che sono>>.Questo è un messaggio importante e significativo:perchè noi esseri umani riusciamo solo a provare pena e compassione nei confronti di queste persone?Perchè oltre a dire la classica frase "sfortuno quel ragazzo" non gli regaliamo un sorriso?Perchè non cerchiamo di avere un dialogo?Forse perchè ci fermiamo all'apparenza?Forse per egoismo?Sta di fatto che basterebbe veramente poco per dare a loro la possibilità di sorridere.

In aula abbiamo provato a capire cosa si prova ad essere non vedenti,l'esperimento è stato davvero toccante..trovarsi ad occhi chiusi e non rendersi conto di ciò che ti accade intorno ti da un senso di insicurezza e di paura.

pultroppo x problemi personali nn sono potuta essere presente alla lezione e questo mi è dispiaciuto tantissimo ...... ho avuto modo di chiedere ad alcune amiche mie le quali hanno detto che è stata un esperienza emozionante e sopratutto toccante... mi hanno raccontato anche delle reazioni che alcune delle raga hanno avuto!!!spero che prima della fine del corso possiamo ripetere un esperienza del genere.....

OVVIAMENTE ESSERE "ARTIFICIALMENTE CIECA" PER POKI MINUTI, NON HA NIENTE A CHE VEDERE CON L'ESSERE CIECHI UNA VITA INTERA. LE DUE POESIE MI HANNO EMOZIONATA IN PARTICOLAR MODO, MA SOPRATTUTTO MI HANNO FATTO CAPIRE COSA PROVANO REALMENTE LE PERSONE NON VEDENTI, UNA SENSAZIONE DAVVERO TRISTE, SPIACEVOLE, ANKE SE LORO COMUNQUE SVILUPPANO ALTRI SENSI MOLTO MEGLIO DI NOI, COME IL TATTO, L'UDITO, SONO COMUNQUE PERSONE CHE SOFFRONO, E NOI SPESSO NN C RENDIAMO DAVVERO CONTO D QUANTO SIAMO FORTUNATI.

La simulazione svolta in aula è stata per me da un lato emozionante perchè per qualche minuto mi sono immedesimata in coloro che non hanno il senso della vista , e ho capito come per questi è importante ascoltare parola per parola di ciò che viene detto;tanto è vero che le poesie lette in aula hanno assunto per me un significato maggiore a differenza se queste fossero state lette in una circostanza "NORMALE".Dall' altro lato la mancanza di vista ha provocato in me fonte di ansia e angoscia.

Spesso mi sono chiesta cosa si prova quando si è ciechi,e questa esperienza è servita a farmi riflettere su questo modo diverso di vedere il mondo e la realtà che ci circonda.Tenendo gli occhi bendati,anche solo per un attimo ho provato ad immedesimarmi in una persona non-vedente e sono sorti in me numerosi interrogatori.Come si fà a non poter vedere le persone,i loro visi,le loro espressioni,i colori del giorno,la bellezza della natura... terribile,qualcosa di enormemente terribile.Ed ancor più brutto è vedere ed improvvisamente non poterlo fare più.Le poesie erano tutte emozionanti ed il silenzio che si è creato tra noi rendeva semplice e fluida la sensazione sulla propria pelle.La poesia che mi ha colpito più di tutte è stata "chiamatemi per nome",ha suscitato in me un senso di amarezza e di dispiacere e mi ha fatto riflettere su quanto dovremmo cambiare e soprattutto imparare a conoscere gli altri per quello che sono senza farci annebbiare la testa da semplici apparenze.DOVREMMO IMPARARE A CHIAMARE PER NOME!

Ho provato un pò di paura,avevo perso l'orientamento,sapevo solo di essere seduta,non sono riuscita ad alzarmi...avevo troppa paura!In quel momento,mentre ascoltavo le poesie,mi sono immedesimata in quelle persone,ho cercato di capir cosa potessero provare...mi sono vergognata di me...io che nella vita ho tutto,non mi manca niente,non ho nessun tipo di problma,molte volte mi abbandono al mio pessimismo,quando le cose non vanno come vorrei io,mi arrabbio con il mondo,perchè non mi va niente bene...diciamo che mando a quel paese tutta la mia vita e quella che sono...dimenticando che la vita è un dono e che ogni giorno c'è chi a differenza mia lotta per rimanerci in questa vita!

L'esperienza vissuta in aula è stata molto toccante anche se non potrà mai rendere completamente l'idea di cosa significhi essere ciechi. Quei minuti al buio mi sono serviti per immedesimarmi un po' in quelle persone e per capire quanto sia forte la loro voglia di "sopravvivere" nonostante il loro grande disagio. Tra le poesie lette quella che più mi ha colpito è stata "chiamatemi per nome" , leggerla mi ha fatto riflettere su quanto sia ingiusto ma vero il fatto che queste persone vengano considerate prima di tutto per il loro handicap e non per quello che sono, per la loro mente, per la loro anima, per il loro cuore.

Quando ho fatto la simulazione in aula sulla cecità, mi sn sentita davvero spaesata! ho provato una strana sensazione è forse è lì che ho compreso cosa vuol dire essere "ciechi". Oggi si dà tutto per scontato... il semplice fatto di camminare, di correre, parlare,vedere, udire per noi è tutto normale... e non ci rendiamo conto che ci sono persone a cui tutto ciò è negato, è che darebbero la loro stessa vita per fare ciò! una cosa la si comprende solo nel momento in cui nn la si ha più... bhè durante l'esperimento ho avuto la sensazione di essere "cieca" ( per alcuni minuti) è mi sono sentita persa!

QUELLA ESPERIENZA IN AULA CREDO SIA STATA IMPORTANTTISSIMA PER FARCI CAPIRE QUANTO SIA IMPORTANTE LA VISTA IN QUANTO MI SONO SENTITA SOFFOCARE QUANDO NON POTEVO VEDERE QUELLO CHE SUCCEDEVA INTORNO E DI QUEL SILENZIO CHE SI è VENUTO A CREARE PER LA MANCANZA DELLA VISTA PERCHè NON VEDENDO OGNUNO DI NOI ERA ATTENTO AD OGNI RUMORE.

La simulazione è stata molto toccante per me... è stato strano stare con quella benda sugli occhi e ascoltare quelle poesie senza poterla guardare in viso non avevo mai provato una situazione del genere e ciò mi ha fatto capire molto...è stata proprio una brutta sensazione,infatti non riuscivo ad alzarmi per questo non sono intervenuta avevo quasi perso il senso dell’ orientamento e ciò mi fa domandare come fanno le persone cieche a fare tutto ciò che per noi è scontato...e a tal proposito vorrei dire a tutti coloro che sono ciechi che li ammiro per la forza che hanno tutti i giorni nell’affrontare la vita!!!

La simulazione fatta in aula non ha nulla a che vedere con l'essere ciechi, ma ugualmente mi sono sentita spaesata con quella benda, il non riuscire a vedere mi ha turbata! Non ho mai cercato di capire cosa volesse significare per quelle persone essere ciechi, ho sempre dato per scontato tutto questo! Penso che i veri ciechi non siano loro ma noi che non riusciamo a capire ed andare oltre!

E' stata una sensazione bellissima, sopratutto le poesie mi hanno compito molto perchè descrivevano la realtà delle persone, penso che mi hanno compito ulteriormente perchè eravamo bendati quindi la nostra concentrazione si basava sopratutto sull' ascolto... mi è piaciuta molto questa simulazione di cecità perchè così si notano e si ascoltano cose che in circostanze "normali" nn avremmo quasi nemmeno notato.

L’ esperienza di simulazione svolta in aula non l’ho vissuta in prima persona , in quanto assente, ma ho letto le poesie e provo lo stesso a svolgere il compito. La prima poesia mi suscita un pensiero di tenerezza in quanto il protagonista vuole in tutti modi ringraziare i suoi genitori per quel ce fanno per lui e dir loro quanto li ama. Leggendo la seconda poesia ho pensato a come a volte i disabili pensano di evadere dalla propria condizione e di vedere il mondo con gli occhi di altre persone. La terza poesia e’ un grido alla vita nonostante le miriadi difficoltà. Nella quarta poesia si descrive il desiderio del disabile di essere aiutato e voluto bene. La quinta poesia afferma la possibilità di una vita bella e normale nonostante le lacrime. L’ultima poesia esprime il desiderio di uguaglianza e il diritto di una persona disabile di essere considerata come una PERSONA .

Christian Punzi

I ciechi non sono esseri umani con un senso in meno del normale, sono persone che costruiscono la propria normalità su quattro sensi. Tutto ciò che ci sta, è giusto che ci stia. E non immaginiamo quanto ci stia, in quattro sensi.
Essere ciechi per poco ti dà la sensazione che il cieco sia un incapace totale, essere ciechi da sempre, o da anni, ti dà il tempo di organizzare la vita. La cecità toglie, certo. Ma in certe condizioni può perfino dare.

Bendarsi gli occhi, comporta di certo un disorientamento... con la mancanza di un senso, in questo caso la vista automaticamente si attivano maggiormente gli altri sensi.
Avere gli occhi bendati ti fa sentire impotente, non riesci ad avere una dimensione dell'ambiente, ci si sente emarginati.. isolati, ma non deve essere così!
Io penso che le persone che soffrono di cecità sono maggiormente sensitive, perkè riescono ad emozionarsi attraverso altri sensi... come noi, che pur bendati, ci siamo immersi nella comprensione delle poesie lette in aula.

Simulazione cecità: è vero, ti accorgi della mancanza di una cosa quando la perdi,è assurdo come sono stata pervasa dall'angoscia nonostante la consapevolezza che il tutto fosse solo per poco tempo e sopratutto una simulazione.Poi l ' ascolto delle poesie e mi son resa conto che tutta la mia attenzione era dedita a ciò che ascoltavo...e cosa ascoltavo??? persone che nonostante il loro disagio perenne le loro difficoltàil loro "MONDO NERO" trovano colore e vanno avanti!

Dopo aver messo il fular per coprire gli occhi..è stato un incubo...quando penso all'idea di non poter vedere più mi deprimo.Non so cosa farei se mi accadesse,non so se troverei la forza di reagire.mi sono ricordata di quando avevo 7-8 anni ed andavo a trovare mia nonna,la quale perse la vista a causa della leucemia.Ricordo , a malincuore,che mi faceva <<ribrezzo>>,la vedevo come una persona troppo diversa da me,che ogni volta mi prendeva il capo tra le mani per toccarmi.mi dispiace d'essermi comportata così,ma forse,come diceva "Federico",vi è la necessitàd'insegnare di far comprendere le "diversitrà" agli uomini da quando sono piccoli.

"Chiamatemi per nome non voglio più essere conosciuto per ciò che non ho"...queste parole mi fanno rabbrividire...sono queste le parole dei disabili che non vogliono più essere considerati diversi perchè non han no qualcosa che tutti hanno...non vogliono più essere indicati e guardati per la loro diversità ...non vogliono più essere esclusi da ogni attività...ma desiderano semplicemente essere trattati come delle normali persone che come noi affrontano la vita di ogni giorno ,con tante difficolta in più, ma con una differenza:senza lamentarsi.

Questo laboratorio mi ha suscitato forti emozioni...il fatto di non vedere per pochi minuti inizialmente mi faceva aumentare la voglia di ascoltare cio che stava accadendo intorno a me a nche se in un secondo momento mi sono sentita in un buio,sola,non sentivo nulla accanto a me.
Simulare di essere cieca mi ha fatto capire ancor di più la condizione di chi vive la cecità ogni attimo della propria vita.
La poesia che mi ha colpito di più è stata "NON" ;Rebecca sostiene più di una volta il fatto che NON scrive,NON cammina,NON parla,NON canta ma nonostante ciò lei sogna,vive.La parte conclusva della poesia mi ha fatto venire i brividi...quando dice che è sola. Questa parte mi ha trasmesso tristezza,solitudine propria della pesone che vengono emarginate,isolate perchè hanno dei deficit.
Nonostante questa solitudine Rebeca esprima la voglia di sognare,di vivere...tutto ciò che permette di andare avanti cercando di superare le difficoltà.

L'esperienza fatta in aula è stata molto interessante, il fatto di non vedere per pochi minuti mi ha fatto capire come si sente un non vedente. durante quei pochi minuti mi sono sentita persa, sola. il fatto di non vedere mi ha fatto venire l'ansia, è stato bellissimo il silenzio che si è creato nell'aula. la poesia che mi ha colpito di più è stata NON mi ha fatto capire che anche non potendo fare determinate cose i sogni e le emozioni li possiamo provare tutti...

la simulazione della cecità è stata un esperienza molto forte.
le poesie che abbiamo ascoltato erano davvero molto intense e ascoltate ad occhi bendati è stato ancora più bello!
secondo me la vista è tra i 5 sensi uno dei più importanti (insieme all'udito), non riesco nemmeno ad immaginare la mia vita senza "luce".
però devo anche dire che ascoltare le poesie ad occhi bendati è stato davvero molto bello perchè così l'abbiamo "ascoltata" davvero senza essere distratti da niente!