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SIMULAZIONE
Inserite qui le vostre sensazioni,
le vostre emozioni,
le vostre reazioni...
e i vostri commenti
all'esperienza di simulazione svolta in aula e dall'ascolto delle poesie.
la prof
Eccovi le poesie lette ed ascoltate in aula....
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"L'ANGELO DEL SIGNORE" di Riccardo Fafnir
Madre mia, i tuoi occhi traboccano
e specchiandomi in essi mi sento morire…
Padre mio, le tue labbra sussultano
soffri per me e questo mi fa impazzire…
Mi sforzo di parlare
ma a fatica capite il mio dire,
mi sforzo di camminare
ma per terra vado sempre a finire…
Per il mondo sono solo un “diversamente abile”
persona debole, un fardello inutile…
Per voi invece sono un fiore delicato
nato segnato da un destino sciagurato.
Vi sentite come in colpa per la mia diversità
e non cogliete l’insegnamento che la mia vita dà.
Quando mi abbracciate forte sento il vostro amore infinito
e io sorrido, poiché chi sono non l’avete ancora intuito.
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VORREI … POTREI (di Sara)
Quanto vorrei a volte,
poter essere un gabbiano,
volare sopra il mondo
senza essere riconosciuta.
Potrei sfiorare l'acqua del mare
e farmi trasportare dalle dolci onde,
sentire il vento che viene a contatto
con tutto il mio piccolo corpo.
Con un battito di ali potrei raggiungere
quell'immensa luce di colori
che fa brillare ogni cosa che tocca.
Potrei sprofondare nelle morbide
macchioline bianche che avvolgono
il cielo e assistere da lontano
alla vita che scorre sotto di me.
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NON
Non scrivo
Non parlo
Non cammino
Non canto
Non chatto
Ma sogno
E vivo
Non scrivo
Non parlo
Non cammino
Non canto
Non chatto
Ma amo
Sogno e sono viva
Non scrivo
Non parlo
Non cammino
Non canto
Non chatto
Non amo
Non sogno
Sono viva
E SOLA
[i] Rebecca[/i
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poesia di Gennaro Morra." IN BILICO ".
"Il mio precario equilibrio
mi tiene in bilico
mi costringe a cercare un appiglio.
Devo avvinghiarmi ai muri
alle sedie,alle persone
non posso commettere
il minimo errore.
Barcollo come un birillo
sfiorato da una palla
traballo come una bottiglia
urtata da una biglia.
Ho paura di cadere
non tanto per il dolore che potrei avvertire
ma per il peso dei loro occhi
che sul quel pavimento
mi potrebbero inchiodare.
Basterebbe un sorriso
il protrarsi di una mano
alla quale mi potrei aggrappare
per non sentire più l'imbarazzo
del mio continuo ondeggiare."
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La canzone dell'uccello
Chi si aggrappa al nido,
non sa che cos'è il mondo,
non sa tutto quello che gli uccelli sanno
e non sa perchè voglio cantare
il creato e la sua bellezza.
Quando all'alba il raggio del sole
illumina la terra e l'erba scintilla di perle dorate,
quando l'aurora scompare
e i merli fischiano tra le siepi, allca capisco come è bello vivere.
Prova, amico, ad aprire il tuo cuore alla bellezza
quando cammini nella natura per intrecciare ghirlande con i tuoi ricordi:
anche se le lacrime ti cadono lungo la strada,
vedrai che è bello vivere.
(Poesia scritta da un bambinio nel ghetto di Terenzin)
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Chiamatemi per nome
Non voglio più essere conosciuta
per ciò che non ho
ma per quello che sono:
una persona come tante altre.
Chiamatemi per nome.
Anch’io ho un volto, un sorriso, un pianto,
una gioia da condividere.
Anch’io ho pensieri, fantasia, voglia di volare.
Chiamatemi per nome.
Non più:
portatrice di handicap, disabile,
non vedente, non udente, cerebrolesa, tetraplegica.
Forse usate chiamare gli altri:
“portatore di occhi castani” oppure “inabile a cantare”?
o ancora: “miope” oppure “presbite”?
Per favore abbiate il coraggio della novità.
Abbiate occhi nuovi per scoprire che,
prima di tutto,
io “sono”.
Chiamatemi per nome.
Gianni Scopelliti
http://www.conosciamocimeglio.it/documenti/documenti?id=92