Danila Barbato Sab Apr 10, 2010 4:15 pm
L'esperienza fatta in aula ti fa capire quanto sia difficile la vita di una persona disabile... non vedere,non sentire,non avere la libertà di movimento... sono situazioni che persone normodotate danno per scontato,mentre mettersi nei panni di chi convive con questi limiti è difficilissimo... dovresti avere fiducia del mondo,lo stesso mondo che ti reputa diverso,che non è a misura delle persone "diverse"...per star bene nel mondo...devi essere uno dei tanti,deiv appartenere alla maggioranza... ieri nel momento in cui i miei occhi sono stati coperti...ho sentito subito l'esigenza di toccare il braccio della mia amica,mi dava fiducia,sicurezza...forse se avessi fatto questo esercizio a casa mia,con i miei spazi,con le mie cose,sarebbe stato ovviamente diverso... ma in un luogo dove magari l'orientamento non è facile,dove ti senti osservato,essere nella condizione di non vedente,non è stato facile... cerchi di appellarti a tutti gli altri sensi che ti restano...cerche di toccare,si acoltare...cerchi un contatto con il mondo...e spesso è la cosa più difficile... per quanto riguarda le poesie...è veramente difficile sceglierne una... sono tutte bellissime,profonde,dettagliate.... ascoltando quelle poesie,a occhi chiusi,puoi vedere e sentire ciò che gli autori volevano dire... però sia la poesia di Rebecca,che quella di Gennaro Morra,rendono esplicita l'indifferenza delle altre persone....Rebecca affornta benissimo il suo handicap,molte cose non le riesce a fare,ma non si abbatte... non si lamenta... ma...è comunque sola... Gennaro Morra invece,fa capire quanto sia difficile essere costantemente in bilico e quanto male fa,l'idifferenza altrui....