Laboratorio 22 aprile – SOLLECITAZIONI TEORICHE

Seguendo la lezione del 22 aprile il tema di cui vorrei discutere è quello della bellezza, ricollegandomi al tema della chirurgia estetica ed il tema sulle modifiche corporali.
Nonostante non condivida la chirurgia estetica, non considerandolo un mezzo necessario o indispensabile, personalmente non mi sento di condannarla.
A mio parere credo che si debba operare una distinzione tra il volersi sottoporre a chirurgia estetica per paura di non piacere ed il sottoporsi a causa di un disagio interiore, che non sempre deve riflettersi nel giudizio altrui. La ragione per cui non mi và di condannare questo mezzo è perché credo sia giusto fare il necessario per trovare un benessere all’interno del proprio corpo fisico per quanto riguarda i propri disagi interiori, alla luce della distinzione effettuata prima. Basti pensare a tutte quelle persone che per motivi legati alla salute devono sottoporsi a procedure operative, “invasive” a tal punto da ledere la serenità e l’integrità psicologica di queste ultime. Non tutti i soggetti che si sottopongono a questi tipi di operazione hanno anche la forza di affrontare e superare nel miglior modo possibile le conseguenze post-operatorie, spesso là dove ve ne sia la possibilità, la maggioranza si sottopone a nuove operazioni, questa volta di chirurgia estetica, per alleviare il proprio disagio psicologico. L’esempio riportato è dettato da situazioni che si creano in circostanze estreme. Vi sono anche casi in cui persone si sottopongono a chirurgia estetica per disagi interiori, non conseguenza di circostanze estreme. Sia nel primo che nel secondo esempio ci si sottopone pur sempre sotto i ferri, con il rischio che questi ultimi comportano e per quanto si tratti di un’operazione semplice o complicata che sia, non credo siano poco frequenti casi in cui persone abbiano rischiato la vita a causa di queste operazioni e a tal punto la domanda che mi sorge è la più ovvia: è giusto rischiare la vita, il bene che ognuno di noi ritiene più prezioso, a causa di un’operazione per fini estetici? …Penso di aver spiegato in queste ultime righe il motivo per cui, a mio parere,la chirurgia estetica non è un mezzo di cui potersi avvalere e da me condiviso.
Il motivo per cui spesso ai giorni d’oggi si modifica il proprio corpo come: estensioni del lobo dell’orecchio ed altro, paradossalmente non è per uniformarsi alla massa, ma il proprio corpo è come se diventasse un mezzo attraverso il quale rivendicare il proprio anticonformismo e le modifiche corporali un modo per rivendicare la libertà del disporre sul proprio corpo. Il caso Orlan di cui è stato discusso in aula e che rientra in quelle modificazioni corporali di cui ho parlato, mi ha colpito molto, tanto da incuriosirmi a ricercare qualcosa inerente alla Body-art. La modificazione corporale accompagna la storia dell’uomo sin dalle sue prime apparizioni sulla terra, particolarmente in Oriente e per motivi religiosi. Nel corso dei secoli questo genere di pratiche sono state messe man mano fuori uso, escludendone alcune. Paradossalmente ora sono gli occidentali ad esserne affascinati. Ora la mia riflessione è su come questo genere di pratiche non solo non si sia persa nella notte dei tempi ma, che al contrario, abbia trovato un suo spazio ed una sua “giustificazione” anche in circostanze in cui le questioni di carattere religioso o tribale non avessero più senso di esistere. Alla luce di ciò, penso che questo movimento e fenomeno artistico rischi di strumentalizzare il corpo esclusivamente come forma di mezzo espressivo, attraverso il quale: malattia, desideri, dolore, nevrosi, agiscono sui corpi lasciandovi i loro segni: marchi, supplizi e trasgressioni, degenerando senza più avere il senso della misura. Paradossalmente sono proprio coloro che utilizzano determinate pratiche per non uniformarsi alla massa, ad uniformarsi a quest’ultima, esaltando esclusivamente la forma dell’apparire e dell’esteriorità attraverso la riduzione e l’utilizzo distorto del proprio corpo, sul quale poter scaricare tutte le proprie pulsioni e tensioni, non trovando altri modi più adeguati attraverso i quali potersi esprimere ugualmente.