Laboratorio ATZORI - donne senza gli arti superiori - ESEMPI DI RESILIENZA

E’ davvero impressionante la forza di volontà e d’animo di cui si armano queste persone.
Mi ha colpito molto il primo video, il modo in cui la protagonista svolge con estrema disinvoltura azioni di vita quotidiana, che risulta quasi impensabile poter portare avanti senza arti superiori. E pure questa donna riesce ad andare in palestra, a svolgere le faccende domestiche e condurre la sua vita di mamma come tante altre. Mi ha colpito molto anche la naturalezza con cui il bambino si aggrappa al collo della mamma, per tirarlo fuori dalla culla, quasi come se avesse capito il reale problema di quest’ultima.
La forza ed il coraggio di cui si è animata questa donna sono gli stessi elementi che caratterizzano la personalità della ballerina e pittrice Simona Atzori, che grazie all’utilizzo dei suoi piedi riesce ad esprimere la propria gioia, a commuoversi ed asciugarsi le lacrime, stringere una mano realizzando ciò per cui tutti, comunemente, utilizzano le proprie mani. E’ in questo modo che Simona esprime tutta la sua bravura di pittrice , non solo attraverso i suoi dipinti, anche dipingendo la sua vita e dipingendola a colori, grazie ai suoi sorrisi che significano vivere, al suo amore per la vita, alla sua fede e a quel Dio a cui sostiene di non aver mai rimproverato nulla della sua esistenza, ringraziandolo di avergli donato una vita straordinaria e di averla disegnata nel modo in cui è.
Condivido a pieno l’idea per la quale i veri limiti esistono in chi ci guarda ed è importante non lasciare agli altri la possibilità di vedere dei limiti, che in realtà non ci si sente di avere.
Credo a questo punto di poter riferirmi al concetto di resilienza, per il cui concetto la forza mentale gioca forse il ruolo più importante, il motto di Barbara Guerra, la protagonista del primo video, testimonia quest’ultimo pensiero: “credo di poter fare qualsiasi cosa che impongo alla mia mente di fare”. Il concetto di resilienza implica non solo la capacità di adattarsi in modo positivo alle avversità, attivando risposte adeguate e flessibili per affrontare i bisogni indotti dalle circostanze, ma rinvia anche ad una ricostruzione del proprio sé che deve avvenire di volta in volta.
Indispensabile è mantenere il proprio senso di autostima ed autoefficacia, che permette di affrontare
positivamente le sfide. Risulta importante conoscere oltre i fattori personali e sociali che inducono resilienza, anche quelli famigliari. E’ stato discusso in aula sull’importanza che assume l’acquisire uno “stile” genitoriale efficace e capace di rispondere positivamente agli eventi legati alla disabilità del soggetto. Si è discusso in aula, sulle difficoltà vissute da alcune famiglie nell’accettare e riconoscere la condizione di disabilità dei propri cari e del lavoro che dovrebbero fare su sé stesse per realizzare ciò. La famiglia resta, a mio avviso, il principale punto di forza nell’affrontare le avversità della vita, perché nella speranza-possibilità di una società migliore è giusto avere almeno una certezza su cui contare, o forse due: noi stessi e il nucleo caldo e affettivo della propria famiglia che spesso per paura di riconoscere un disagio, preferisce bendare i propri occhi.