PEDAGOGIA DELLA DISABILITà - ANNO 2010

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PEDAGOGIA DELLA DISABILITà - ANNO 2010

FORUM DIDATTICO. Stanza di collaborazione della classe - docente del modulo Floriana Briganti (DOCENTE TITOLARE ORNELLA DE SANCTIS) attività laboratoriale del corso di di Pedagogia della Disabilità - Suor Orsola Benincasa di Napoli, lezioni da marzo a giu


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    cira


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    Messaggio  cira Mar Mag 18, 2010 3:58 pm

    Gentile professoressa,io ho fatto circa 4 assenze in date che,in tutta sincerità,non riesco a ricordare.Ma sono tutte dovute ad una terapia che tutt'ora sto seguendo.Sono stata anche soggetta a diversi guasti della linea telefonica dunque in alcuni giorni non ho avuto la linea internet,ma ho trascritto i commenti volta per volta su un quaderno che se vuole le porterò.
    Aspettando direttive sul laboratorio di recupero, le porgo i miei più distinti saluti.
    Esposito Cira.
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    Laura.Esposito


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    Messaggio  Laura.Esposito Mar Mag 18, 2010 7:04 pm

    Io non ricordo le date precise delle mie assenze. Comunque mi disse che non c'erano problemi se facevo un numero superiore di assenze a quelle consentite poichè, non so se si ricorda, ho seguito il laboratorio anche l'anno scorso. Mi disse di ricordarle che avevo seguito metà laboratorio l'anno scorso e metà quest'anno.
    Devo comunque fare un recupero?
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    christian punzi


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    Messaggio  christian punzi Mar Mag 18, 2010 10:08 pm

    25 – 26 Marzo: Ricoverato ed operato in ospedale a causa della frattura alla clavicola destra

    8 - 9 Aprile: Medicazione piccola area di necrosi dei margini cutanei presso l’ospedale,
    terapia medica

    15 – 16 Aprile: Rimozione punti sutura presso l’ospedale, terapia medica

    6 – 7 Maggio: Pratica medicazione, Rx-grafia clavicola destra

    13 – 14 Maggio: Contrattura muscolare alla schiena

    Christian Punzi
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    Alessandra Russo


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    Messaggio  Alessandra Russo Mer Mag 19, 2010 5:30 pm

    salve professoressa,il giorno 13/05/2010 non sono stata presente per problemi lavorativi poichè lavoro al progetto chance della scuola pergolesi 2 ed ho dovuto sostituire una collega nell'orario di lezione.
    Ed inoltre ricordo di non aver potuto partecipare alla lezione del 19 aprile poichè dovevo firmare il contratto del progetto chance già citato prima....
    grazie per la cortesia...arrivederci....Alessandra Russo
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    daria esposito85


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    Messaggio  daria esposito85 Ven Mag 21, 2010 9:38 pm

    Gentile Prof.ssa,
    non ricordo precisamente le date in cui risulto assente. Le mie assenze dovrebbero però essere tre o quattro e dovrebbero risalire alle prime lezioni, per le quali non ero ancora riuscita ad organizzarmi con il lavoro, per cui in quelle occasioni sono arrivata con grande ritardo e non sono riuscita a firmare sul foglio di presenza, però così facendo ho avuto modo di rispodere ugualmente al forum.

    La ringrazio anticipatamente ed attendo una Sua eventuale comunicazione in merito

    Daria Esposito
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    Messaggio  RICCIO ANNAMARIA 10 Gio Mag 27, 2010 12:53 pm

    oggi la tecnologia va incontro ai disabili in quanto la tecnologia informatica,elettronica e telematica mette a disposizione delle persone disabili diversi strumenti per esprimesri, lavorare,"entrare in rete",e comunicare con altre persone superando alcuni tipi di limitazioni fisiologiche e motorie; per esempio vi sono le tastiere BRAILLE per i non vedenti, gli strumenti di sintesi vocale e sistemi di puntamento per chi non può usare il mouse.Queste opportunità però non sono ancora conosciute dalla maggior parte di operatori sociali , insegnanti e dalle stesse famiglie che potrebbero aiutare il disabile a sentir meno la sua disabilità.
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    RICCIO ANNAMARIA 10


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    Messaggio  RICCIO ANNAMARIA 10 Gio Mag 27, 2010 2:19 pm

    La storia della disabilità ha origine antiche anche se oggi nel 2010 dopo tante battaglie ,sofferenze essi si stanno riappropriando dei loro diritti e le leggi si stanno evolevndo affinchè la gente possa imparare a capire-rispettare chi infondo non è masi stato"diverso"; basti pensare che nel'antica Roma i portatori di handicap venivano eliminati percheè erano ritenuti imporduttivi ;inoltre non tutti sanno che l'Olocausto nazista iniziò con lo sterminio dei disabili : adulti,bambini , donne e uomini purchè malsani.Qundi basta vedere il disabile in modo distorto esso è una persona come noi anzi migliore di noi!!!!!!!!!
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    Messaggio  AMATORE VALENTINA 11 Gio Mag 27, 2010 10:50 pm

    FIN DALL'ANTICHIà I DISABILI SONO SEMPRE ESISTITI...ANCHE SE PRIMA I DISABILI APPARTENEVANO ALLA CATEGORIA DEGLI EMARGINATI E TALVOLTA ADDIRITTURA VENIVANO SEGREGATI IN CASA,MANICOMI SE NON ABBANDONATI E QUINDI ERANO TOTALMENTE ESCLUSI DALLA REALTà CIRCOSTANTE,MAN MANO SI è CERCATO DI FAR Sì CHE ESSI POSSANO ESSERE PERSONE NORMALI NELA NOSTRA SOCIETà,INFATTI INANZITUTTO SONO STATI INSERITI NEL CONTESTO SCOLASTICO ED OGGI COME OGGI GRAZIE ALLE TECNOLOGIE SI CERCA DI ABBATTERE I LORO LIMITI E METTERE IN LUCE QUELLE CHE SIANO LE LORO CAPACITà ATTRAVERSO ANCHE UN PROCESSO DI INTEGRAZIONE SI CERCA DI FAR Sì CHE I DISABILI POSSANO ESSERE CONSIDERATI COME DEI CITTADINI A PIENO TITOLO NON VISTI PIù COME SEMPRE DEI SOGGETTI PASSIVI MA AL CONTRARIO ATTIVI E CIò PUò AVVERARSI GRAZIE :ALLE FAMIGLIE E SOPRATTUTTO IL CONTESTO SOCIALE IN CUI IL DISABILI VIVE CERCANDO DI OFFRIRE LORO DELLE OPPORTUNITà PER REALIZZARE I PROPRI OBBIETTIVI PROMUOVENDO SOPRATTUTTO LA LORO EMANCIPAZIONE
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    MariachiaraCoppola88


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    Messaggio  MariachiaraCoppola88 Ven Mag 28, 2010 2:14 pm

    Leggendo l’ articolo mi hanno colpito gli svariati ausili che esistono per i vari handicap.
    Mi ha colpito l’ ausilio dell’ impianto cocleare per ridare l ‘udito.
    Ho trovato su un sito la definizione di impianto cocleare e come funziona.
    L’impianto cocleare è un dispositivo che consente di sentire ad adulti e bambini affetti da sordità profonde. Esso fornisce degli impulsi elettrici direttamente alle fibre del nervo acustico bypassando le cellule dell’orecchio interno (cellule ciliate) danneggiate. Gli impulsi una volta raggiunto il cervello vengono interpretati come suoni. Non si tratta quindi di un apparecchio acustico che amplifica solamente i suoni.
    Quest impianto e fornito di una parte interna ed esterna.
    La prima da un ricevitore e la seconda l’ elaboratore del linguaggio.
    Sul sito spiega anche i risultati nei pazienti impiantati,ovvero si avrà un miglioramento della capacità uditiva e una consapevolezza dei suoni nella vita quotidiana,si riesce a comprendere il parlato e ad utilizzare anche il telefono.

    Credo che questi ausili come molti altri siano importanti per dare un’opportunita di vita “normale”,abbiamo in classe visto anche i video di Pistorius,lui grazie alla protesi e diventato un campione,senza di quelle non poteva vivere il suo sogno.E come già dissi nel forum mi colpì molto una sua affermazione “Io non sono un disabile”,la forza che ha e che ha avuto ad andare avanti,a non vedere il suo handicap,credo che questo sia molto importante.

    Sono anche d’ accordo che l’emarginazione di persone con handicap dipende anche dallo “sguardo” della società,dalla paura dal timore di rapportarsi con loro,dal considerarli diversi.
    Visionando il sito Ausiliabili.it mi ha colpito la storia di Maurizio Soldati,dove gli avevano assicurato un albergo attrezzato per le sua disabiltà ed invece e rimasto chiuso nella stanza d’ albergo per una settimana. Assurda la mancanza di ausili per persone con handicap, ed assurda la presenza di barriere architettoniche in ogni punto della città.
    Credo che per far si che tutto ciò cambi,sia la società, le barriere che la gente ha che devono essere abbattute.

    Ritornando alla tecnologia credo che questa sia importante,ma che in essa vi siano i pro e i contro.

    I pro sono i vantaggi,gli ausili che offre alle persone con handicap.
    I contro sono che andando avanti nel suo progresso,tutto sarà computerizzato, robotizzato, e si parlerà di uomo macchina, con muscoli sintetici,occhi artificiali, va tutelato l’ uomo, la persona, si deve evitare di creare un superuomo!!
    cristinadecrescenzo1817
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    Messaggio  cristinadecrescenzo1817 Gio Giu 03, 2010 9:00 pm

    Primo articolo : La tecnologia va incontro alla
    disabilità fisica








    Questo
    articolo racconta delle ultime novità tecnologiche di supporto alla
    disabilità fisica.


    La prima
    sessione tratta le patologie motorie e quindi dei macchinari usati per
    potenziare le attività riabilitative ,in
    modo da facilitare il recupero; delle ortesi dinamiche di ultima generazione
    ,all’universal design applicato ai deambulatori
    ,per progettare questo tipo
    di ausili tenendo conto della
    funzionalità,ma anche dell’estetica e pensando alle persone disabili e non. Ma
    ci sono anche gli stimolatori artificiali da inserire nel corpo umano per
    migliorare le capacità stimolative, sensoriali e di comunicazione, per una
    persona che ha subito lesioni e ricerche di cibernetica e biomeccanica per
    sviluppare tecnologie che favoriscano l’autonomia nelle persone con paralisi.


    Di questa
    prima parte abbiamo trattato anche in aula,quando abbiamo parlato di cyborg,di
    domotica ,di disabilità e tecnologia,quando abbiamo analizzato e ci siamo confrontati su i pro e i contro,i
    paradossi, i punti di vista dei diversi autori,le diverse scuole di pensiero.

    La seconda sessione tratta delle tecnologie per non
    udenti e non vedenti,parla di tecnologia GPS per permettere ai non vedenti di
    spostarsi in maggiore autonomia , di Sensable Design un approccio percettivo
    nella progettazione di ausili e degli
    impianti cocleare ,che sono interface neurali concepite per ripristinare la
    funzione uditiva in soggetti con sordità totale o profonda
    .







    La terza ed ultima sessione tratta dell’amputazione
    degli arti; Protesi di ginocchio adattive.





    Tecnologia
    che permette a coloro che hanno amputazioni alle gambe di avere movimenti più
    naturali poiché l’arto artificiale può muoversi con più disinvoltura e avere
    una forza simile a quella muscolare.


    Ancora una
    volta la tecnologia interagisce e si integra con la disabilità per cercare di
    migliorare lo stile di vita della persona, di permettergli di mantenere e
    sviluppare l’autonomia,che come abbiamo
    più volte detto resta il requisito
    fondamentale per le PERSONA, ai fini di un reale progetto di vita inclusiva.




    SECONDO ARTICOLO : I disabili, come nessuno li ha mai raccontati




    L’articolo è una recensione ad un libro intitolato “La terza nazione del mondo” di Matteo Schianchi.


    Il
    libro vuole porre una riflessione sulla realtà
    degli
    oltre 600 milioni di persone
    disabili presente oggi nel mondo.
    L’autore fa un viaggio antropologico, storico, psicologico, culturale,
    raccontando l'evoluzione del concetto di disabilità, attraverso le differenti
    civiltà. Un viaggio in cui ripercorre la storia,dal rito greco e romano che
    vedeva l’esposizione e la morte dei deformi,alla grande fabbrica moderna di
    mutilati in guerra, che apre la strada alle prime provvidenze e
    all'associazionismo. Sono altrettanti spunti da approfondire, perché solo la
    memoria storica, la consapevolezza che siamo figli di errori e di crudeltà, ma
    anche di slanci e di utopie, religiose o illuministiche, possono aiutarci a
    collocare correttamente una moderna visione dei diritti e della cittadinanza . “Ma anche immaginando il futuro "post
    umano" dei nuovi cyborg, uomini-protesi, partendo dalla constatazione che
    già oggi le tecnologie entrano nel corpo umano, sotto forma di biotecnologie,
    di sensori, di microchip, di protesi bioniche, di forme che modificano i corpi
    e rendono la dis-abilità quasi super-abilità, riducendo o annullando le
    distanze con la cosiddetta normalità. “
    Disabilità che oggi, ipotizzando la piena integrazione
    (vedi Convenzione Onu), in realtà si riconferma come specifica condizione
    umana, con regole e caratteristiche sue.


    Dice anche : “A interporsi tra il disabile e la vita non c'è
    l'handicap, ma lo sguardo su di esso”.E questo è vero,questo potrebbe essere il
    nostro slogan nella campagna di sensibilizzazione iniziata in aula;lo slogan
    di un futuro in cui lo sguardo possa posarsi sulla PERSONA e non sulla
    disabilità.



    TERZO
    ARTICOLO:



    Il Libro Bianco è frutto del
    lavoro della “Commissione interministeriale


    sullo sviluppo e l’impiego delle
    tecnologie dell’informazione per le


    categorie deboli. Il Libro
    contiene una serie di proposte concrete: un nuovo disegno di legge e alcune
    azioni necessarie a promuovere l’inserimento dei disabili nella società basata
    sull’informazione e la conoscenza.


    Il libro offre proposte e spunti
    riflessivi sull’importanza dell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione da parte
    delle persone con disabilità ,sull’importanza di formare queste persone all’uso
    corretto di questa tecnologia e soprattutto dargli la possibilità di
    utilizzarla,accertarsi che ove vi sia il desiderio,la volontà del
    soggetto,questo sia possibili. Programmi specifici rendono il pc accessibile a diversi tipi di
    disabilità , favorendo i processi di
    autonomia e interazione,come spesso abbiamo gia sostenuto. Si parla ancora una
    volta di DESIGN ACCESSIBILE che diventa
    essenziale per rendere Internet realmente universale.











    QUARTO ARTICOLO : ICT, DISABILITA’ E DIRITTO





    Questo articolo pone l’accento sulla
    cibernetica e sulla biomedica,su come nel futuro l’integrazione della meccanica
    nel corpo umano possa modificare la morfologia dell’uomo;su come potrà
    ridefinirsi la concezione di personalità e l’esclusività che quest’ultima dona
    all’uomo.


    Cerca di identificare anche
    l’esigenza di porre o di pensare a dei limiti da dare a questo tipo di tecnologie,affinchè possa
    essere salvaguardata la reale natura umana .











    QUINTO ARTICOLO :
    CATALOGO






    Su questo articolo più che fare
    un riepilogo,visto che parla di ausili specifici per la mobilità, farò un commento legato ad una mia
    esperienza. Ho lavorato ,per un anno ,all’ unità operativa riabilitativa dell’
    Asl Napoli 1 ,l’ufficio dove lavoravo si
    occupava proprio della prescrizione e dell’autorizzazione al rilascio degli ausili. Il grande problema
    di chi ha bisogno di questo tipo di attrezzature e proprio la difficoltà di
    riuscire ad avere quello giusto….perchè?


    Il primo problema è avere la
    fortuna di trovare un proscrittore (medico specialista) che prescriva l’ausilio giusto,quello più consono
    al soggetto,che tenga conto non solo della sua patologia,ma della sua
    persona,delle sue capacità,delle sue attività,delle sue esigenze; un medico
    attento che vada oltre la patologia per prescrivere l’ausilio giusto alla
    PERSONA.


    Gli ausili sono
    standard,non vengono fatti su misura,al
    massimo sono adattati durante il collaudo con costi aggiuntivi spesso a carico
    del paziente.


    Oltre questo,un altro problema
    molto rilevante e il problema economico,questo vede l’asl disporre di fondi
    limitati ed è quindi costretta ad adottare misure restrittive ,di cui a farne
    le spese …some sempre sono i pazienti. Per farvi capire cosa intendo,una
    carrozzina viene prescritta mediamente ogni 7 anni,adesso pensate,ad un
    paraplegico ,la cui carrozzina sono le sue gambe,e quindi l’uso che può farne….ma
    non solo,pensiamo ad un bambino che cresce,ad un adolescente,li i tempi sono
    meno lunghi,e spesso si gioca sulle modifiche, sull’ADATTAMENTO.


    Questo è solo un esempio per
    cercare di spiegare che purtroppo spesso,anche un ausilio,che è un diritto della
    persona con disabilità fisica,magari non correttamente prescritto,oppure
    invecchiato,può rappresentare un limite all’autonomia della persona disabile ma
    non solo,può essere aggravante della
    situazione patologica ,favorendo l’insorgenza di nuove patologie.


    E quindi ancora una volta,la
    coscienza,i controlli che permettano il rispetto dei diritti di queste persone
    vengono a mancare.





    .


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    christian punzi


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    Messaggio  christian punzi Ven Giu 04, 2010 12:25 pm

    1
    La tecnologia è una disciplina che consente la ricerca e lo sviluppo dei processi produttivi. Si occupa dello studio dei procedimenti e delle attrezzature necessarie per la trasformazione di una materia prima in un prodotto industriale. Grazie alla tecnologia c’è stato un forte incremento della produzione, in quanto il lavoro umano è stato ridotto a vantaggio della velocità delle macchine, che eseguono il lavoro in meno tempo. Questo processo tecnologico ha migliorato notevolmente anche il tenore di vita delle persone. Possiamo dire ormai che la tecnologia ha invaso e ha migliorato qualsiasi ramo della realtà: dalla medicina alla comunicazione, dalla scuola ai trasporti. Negli ultimi anni , la tecnologia ha fatto notevoli passi da giganti nel migliorare le condizione di chi, purtroppo, è più sfortunato di noi. La tecnologia e il disabile: un nuovo binomio che si sta ingrandendo velocemente, che suscita interesse. In questo mondo, in cui ognuno pensa solo a se stesso, e cerca di evitare delle situazioni che possono comprometterlo, è incredibilmente toccante vedere una persona aiutare un’altra che grida tutto il suo bisogno di aiuto. E questo aiuto può essere dato da chi ha un cuore grande cosi e supportato dalla tecnologia, che velocemente offre sempre nuove soluzioni e maggiori confort. Questa forza scoperta dalla uomo agevola notevolmente i disabili, facendogli compiere dei movimenti che da soli non riuscirebbero a fare, oppure va a sostituire, a volte, la figura del terapista, che non è più costretto a far fare al paziente movimenti lunghi e ripetitivi, perché c’è la macchina che lo fa al posto suo. Uno dei tanti limiti della tecnologia che avanza è il costo. Queste nuovissime macchine sono ultrà costose e, molto spesso sono poco accessibili. Quindi, molto spesso, dai mass media si ascoltano notizie che riguardano la creazione di macchine super tecnologiche e sofisticate, ma molto esose, col rischio che il lavoro di molti anni venga accantonato, non per la sua inefficienza ma per il costo elevato che comporta. È si buono il progresso, ma deve essere per tutti.

    2
    Il libro “La terza nazione del mondo” è un’occasione da parte dell’autore di spiegarci in modo semplice e diretto il mondo della disabilità. L’autore Schianchi si avventura in un lungo viaggio antropologico, storico, psicologico, culturale raccontando l’evoluzione del concetto delle disabilità attraverso le differenti civiltà. Ma anche cercando di immaginare il futuro dell’uomo, con la presenza di cyborg, uomini con protesi, partendo dall’idea che già oggi le tecnologie sono entrate nel corpo umano. La disabilità è per me un argomento difficile da trattare, in quanto non riesco a vedere dal punto di vista del disabile il mondo. Eppure la disabilità è sotto i miei occhi, e nonostante ciò non riesco ad affrontarla in modo da conoscerla meglio. Nonostante questo mio limite mi accorgo che c’è chi lavora per la disabilità in silenzio, nascondendo il lavoro agli altri, ottenendo dei risultati strabilianti. Questi uomini non hanno nulla di diverso da me, da noi, ciò nonostante affrontano questo lavoro con semplicità e apertura di cuore.

    3
    Notizie appunto che ci vengono date da qualsiasi luogo, ed in qualsiasi istante della giornata. Non a caso la nostra società si basa sull’informazione e la conoscenza. Per questo motivo anche l’informazione ha bisogno della tecnologia per trasmettere, conservare e creare le informazioni. L’accesso alla tecnologia acquista un ruolo molto importante nel modo di vivere odierno, anche per chi come deboli, anziani e disabili, rappresentano un gruppo di cittadini che vanno contemplati per migliorare e sviluppare la società. Però le tecnologie dell’informazione da un lato rendono possibile l’accesso a quanto prima non lo era, dall’altro possono generare nuovi problemi agli stessi. Il pericolo che questi possano essere esclusi dalla società tecnologica è molto alto, per questo motivo l’Europa ed il Governo hanno lo stesso obiettivo: la società tecnologica deve essere per tutti. Il settore pubblico e quello privato possono dare una mano per promuovere lo sviluppo di una società basata sull’informazione veramente aperta ad ognuno di noi.
    La rivoluzione digitale, può essere davvero per tutti? La tecnologia è uno strumento in grado di assicurare e valorizzare le capacità residue dei disabili, ma anche per sopperire a delle mancanze. Non è chiaro come un gruppo di cittadini possa acquisire non solo la piena consapevolezza delle potenzialità della tecnologia ma possa usufruirne in pieno. Anche se viviamo completamente nell’era digitale, fatta soprattutto di computer ed internet, esistono ancora dei fattori socio – demografici come il titolo di studio, l’età, e il reddito, che influiscono in maniera determinante nell’adozione e nella diffusione delle nuove tecnologie,e nel loro uso. Le tecnologie dette assistive possono compensare specifiche disabilità, innate od acquisite, e sono molto utilizzate come strumento riabilitativo e di compensazione delle abilità residue. La tecnologia può servire per due scopi principali: nel caso in cui la disabilità è di tipo fisica sensoriale, il computer è un ausilio che consente di svolgere alcune funzioni che sarebbero precluse, sono una sorta di protesi che permette di sopperire ad una funzione organica compromessa Nel caso in cui la disabilità è di tipo mentale, è invece chi assiste che deve servirsi del’ausilio per integrare con lui. Ma se da un lato l’informatica e la telematica offrono moltissime soluzioni per valorizzare persone disabili, allo stesso modo posso far crescere nuove barrire dall’altro. Da notare che le tecnologie producono i loro prodotti solo per una parte dei cittadini, i normodotati, mentre gli utenti con bisogni differenti devono adeguarsi a loro, anziché la tecnologia risponda alle loro esigenze: da cui barriere virtuali uguali a barriere architettoniche. Infatti molti prodotti tecnologici standard non tengono conto dei bisogni del disabile. Queste difficoltà possono essere evitate nello sviluppo del prodotto, cioè se sono sviluppate secondo criteri che permettono a tutti di utilizzarle. Quindi per non fare accadere ciò bisogna essere molto accorti negli accorgimenti che permettano anche ai disabili di superare le proprie difficoltà senza crearne dei nuovi. Lo stesso dicasi per il mondo di Internet, che si può essere una fonte inesauribile di notizie, i comunicazione, di collegamento col mondo, ma allo stesso modo può diventare una nuova forma di esclusione per chi non ha a sua disposizione tutti i mezzi, soprattutto fisici, per usare la rete. Per far si che tutti possono utilizzarlo, sono nate varie iniziative che mirano ad individuare e suggerire criteri di realizzazione dei siti web tali da permettere la fruizione delle informazioni, in esse contenute, indipendentemente dalle disabilità eventuali presenti nel soggetto. Anche gli anziani, sempre più esclusi da questo mondo tecnologico e digitale, hanno gli stessi problemi di un disabile, oltre alla senilità emergono nuove barriere, come i costi alti per acquisire queste macchine, e quindi il vecchietto di turno, preferisce rimanere arretrato tecnologicamente, piuttosto che non mangiare per un mese
    Costruire il tecnologico, che sia accessibile a tutti, e anche chi è disabile deve poter a per usare. Sinteticamente questo dovrebbe essere il promemoria di costruisce le macchine tecnologiche. Ma allora se è così evidente questo problema, cioè tutto deve essere fatto in funzione di tutti, perché non si fa? Penso che sia un problema di volontà, modificare una linea di produzione, portando dei miglioramenti che siano per ognuno di noi non è facile, anche perché si entrerebbe in un circolo vizioso, come si dice che la vorrebbe in un modo e chi in un'altra. Sia una questione di tempo e di costo, perché allo stesso modo un cambiamento porta inesorabilmente un aumento del tempo di produzione e un innalzamento dei costi. Da qui il circolo vizioso, da cui non si uscirebbe: facciamo una cosa che sia per tutti, ma che in realtà è accessibile solo a chi soldi. In conclusione, si cerca di costruire un livello base, che diciamo accontenta un po’ tutti quelli che la usano



    4
    Fin qui abbiamo visto la tecnologia come aiuto all’uomo: protesi per farlo muovere, assistenza attraverso i computer per avere comunicazioni con il mondo … . Ma la tecnologia se usata in maniera errata può causare dei gravissimi problemi sia di tipo sociale che giuridico penale. La tecnologia deve andare oltre i confini dell’uomo? Si può partire dalla vista, ad esempio, per poi giungere, addirittura, ad essere sostituiti direttamente da una macchina, cioè la tecnologia porta dei miglioramenti, ma non deve assolutamente sostituirsi all’uomo. Immaginando addirittura un mondo fatto da cyborg, dove non si cureranno più le malattie, ma si troveranno delle apparecchiature per riprogrammarci, per migliorare la nostra parte tecnologica. Come ad esempio il signor Warwick, normodotato, che si è fatto installare un microcip nel braccio, per controllare a distanza il sistema informatizzato della sua abitazione e del suo ufficio. È come dire: se io volessi domani, un giorno, diventare un super uomo, con pistole sotto pelle, occhi laser, potrei farlo tranquillamente. Quindi fino a che punto l’integrazione uomo macchina non altera l’identità della PERSONA? Quale parte del nostro corpo non potrà mai essere sostituita, pena la perdita della natura umana? Sta allora alla persona stessa, farsi che questo sempre più sottile limite non venga superato, altrimenti basterebbe un capriccio, per ritrovarci tutti superman. Questo limite è tenuto, per fortuna, saldamente in mano dalla legge, in quanto “se il trattamento umano tende a fare diventare l’uomo una macchina, violandone l’intima natura, esso diviene illegittimo, sanzionabile”. Il valore della persona è assoluto, quindi non possiamo far si che il rapporto uomo e tecnologia diventi cosi sottile fino all’estinzione come essere dotati di un corpo materiale. L’intervento sanitario è accettato per l’impianto utile e per colmare carenze, ma non per potenziare le proprie capacità rendendole maggiori rispetto a quelle della generalità. Bisogna far si che non si cada nella tentazione di considerare lecito e meritevole ogni intervento possibile: individuando i valori e le norme che guidino l’intervento della scienza e della tecnologia sulla vita e sulla biosfera, evitare interventi manipolativi su una realtà alla quale non si riconosce la natura umana, prestare attenzione alla tentazione di intervenire in forma sempre più invasiva ed artificiale, sulla vita umana. Bisogna tutelare la dignità dell’uomo ed evitare di dar vita ad una onnipotenza biotecnologica.

    5
    Ma nonostante questi pericoli la tecnologia ci piace perché migliora la nostra vita. Guardandoci intorno, non c’è un angolo in cui non ci sia della tecnologia: computer, internet, impianti satellitari, digitali terrestre. Vedendo con più attenzione, quasi volendo cercare qualcosa di non visibile, si arriva a notare che la tecnologia migliora il mondo anche dei disabili. Si pensi alle sedie a rotella: sempre più precise, più colorate, piene di computerini che seguono dei comandi in maniera precisa e repentina. Ci sono quelle: leggere, a spinta, elettriche, a motore, pieghevoli … tutte con una caratteristica, rendere meno difficile possibile lo spostamento di chi per sfortuna, non può farlo con le proprie gambe. Per quelle più costose basta un tasto per: muoversi in avanti o frenare, alzare un po’ lo schienale. In questo modo, il disabile, riesce da solo a fare cose, che prima non riusciva in quella particolare condizione. Oltre a queste carrozzine, sta crescendo anche il numero delle macchine che sono adibite sia al trasporto delle persone disabile, ma che addirittura permettono a quest’ultimi di guidare. Doppi manubri, per guidare con più facilità, pedali con placche particolari per frenare meglio, freni controllati da un computer collegato al guidatore, che raccoglie i suoi pensieri per trasformarli in movimenti meccanici.
    Anche nel mondo della motorizzazione, negli ultimi anni, si sono fatti passi da giganti, in quanto, capita di vedere delle persone con problemi di disabilità, alla guida di macchine altamente tecnologiche. Ma questa possibilità che si da ai disabili è una cosa morale? È una cosa corretta, o può essere un fattore maggiore di pericolo? Partendo da ciò che ho visto, posso dire che dipende un po’ anche dalla disabilità. Chi ha dei gravi problemi alle mani, che non riuscirebbe nemmeno a tener in mano un volante, non so se sia giusto dargli questa possibilità. Se invece il disabile, ha dei problemi agli arti inferiori, questa opportunità sia giusta concederla. Nel mio paese, in provincia di Salerno, ci sono un paio di casi che porto come esempio. Entrambi sono due amici, entrambi costretti alla sedia a rotelle, ma che hanno due macchine per spostarsi differenti. Il primo è un uomo sposato, con un figlio che lo aiuta a scendere e a salire dalla macchina, una punto fiat, che ha dei pedali particolari, che possono essere azionati anche con poca forza o con l’aiuto di leve azionate da braccia. Il secondo è un ragazzo un po’ più grande di me, e viaggia su una panda fiat, con motore semi – elettrico, che viene azionato premendo una tastiera radiocomandata, senza pedali.

    6
    Fondamentale, come sempre, risulta essere un fattore che il più delle volte viene trascurato: l’educazione. Possiamo costruire la più bella cosa al mondo, piena di super accessori, con tutti i confort possibili ed immaginabili, ma se non la sappiamo usare, non sapremo cosa farcene. Un po’ la stessa cosa accade per la tecnologia. Un vecchietto con un problema all’udito, va in un negozio e compra un apparecchio che lo faccia sentire meglio. Tutto contento torna a casa, prende l’apparecchio, e subito inizia ad ascoltare, cosa che prima non riusciva ad udire. Ma in pochi secondi si sbarazza dell’ apparecchio, perché gli arrivano tantissimi rumori che lo disorientano. Quindi occorre qualcuno che gli spieghi, che gli insegni ad usare la protesi acustica, per scegliere quali rumori ascoltare, e quali non prendere nemmeno in considerazione. Allo stesso modo questa educazione deve essere data a chi è disabile. Infatti, molte volte non lo facciamo, perché pensiamo di sostituirci al disabile, cioè, di riuscire ad entrare nel suo cervello e capire quello che gli succede. Ma non c’è niente di più sbagliato. Perché si potrebbe essere d’aiuto, ma non sempre quell’aiuto serve in quel momento preciso. Potrebbe essere anche il miglior consiglio, il più dettagliato, ma se non serve in quel momento al disabile, creerebbe solamente confusione.

    La tecnologia e la disabilità fisica sono due temi attuali che stanno facendo aprire gli occhi ad due mondi che non si conoscono abbastanza e che non vengono studiati abbastanza. Come ho ripetuto, la tecnologia è ovunque, siamo noi la tecnologia, che con le nostre idee vogliamo e cerchiamo di migliorare il mondo, per renderlo come noi lo vogliamo. E la disabilità, questo vero e proprio popolo che, un po’ come la tecnologia, e sempre più sotto i nostri occhi. Ma chi più e chi meno se ne accorge. Ma io cosa penso di queste due fette della realtà? La tecnologia è una cosa che mi affascina. Anche se ne conoscono una piccola parte, con quella parte la considero fondamentale. Internet, i computer, il cellulare. Apparecchi, anche se un po’ obsoleti, comunque mi permettono di chiamare qualcuno che è lontano, di leggere notizie sul mondo, di conoscere, di giocare e perché no studiare. La disabilità è un argomento difficile e ben più complesso rispetto alla tecnologia, perché si tratta di persone, di uomini, che vivono ogni giorno con i loro problemi, le loro difficoltà. Ma nonostante tutto non si fermano, vanno avanti. Ogni giorno una continua lotta, un continuo dire “io ci sono, e nonostante tutto, anche oggi voglio esserci al meglio”. E questa frase che deve far pensare. Ma noi viviamo cono lo stesso entusiasmo, con la stessa voglia, con la stessa passione che dimostrano loro ogni giorno? Non sempre, perché di fronte ad un problema semplice, non lo affrontiamo, ma cerchiamo di girarci intorno, facendo così ogni volta, che quel problema ritorna. Non abbiamo sempre il coraggio di prendere la vita come la prendono loro, che nonostante le immense difficoltà hanno sempre un sorriso grande cosi.
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    Messaggio  cira Lun Giu 07, 2010 1:51 pm

    cira ha consegnato anche il quaderno
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    Nel corso del tempo alle persone con disabilità cognitive, fisiche e/o sensoriali non è stata concessa pari dignità psicologica e sociale rispetto ai cosiddetti normodotati. Solo di recente si è prodotto uno sforzo integrativo per superare ogni forma di emarginazione di coloro che, non presentando, in apparenza, talune caratteristiche ritenute idonee da una diversificata ma longeva idea di produttività sociale , sono stati esclusi dai processi di sviluppo delle comunità di appartenenza ed estraniati da tutte le opportunità di compartecipazione alla vita scientifica e culturale del loro tempo.
    Vi sono delle eccezioni: il cieco veggente dell’antichità, il nano giullare di corte, il deforme con “certe doti” esibito alla fiera, l’imbecille da salotto. Ma si tratta di eccezioni che confermano la regola: il diverso è fenomeno da mostrare e/o da vedere ma non persona da conoscere, da ascoltare e da comprendere. In questa prospettiva il disabile, il diverso, lo strano è stato considerato interessante poiché mancante o eccedente, raramente per la sua diversabilità.Tuttavia gli studi e la tecnologia hanno incrementato il loro sviluppo volgendolo a favore del "diverso"... del "disabile".Ormai da più di quindici anni si creano diversi tipi di ausili, hardware o software, capaci di fornire aiuto sia nel campo riabilitativo sia nell’accesso al computer. All’inizio gli ausili erano “rudimentali”, semplici realizzazioni che lasciavano sperare nel futuro ma che non risolvevano definitivamente i problemi; oggi, gli ausili sono diventati apparecchiature o programmi sofisticati, in grado di risolvere con successo anche i problemi delle persone con gravi difficoltà.
    Ci sono, ad esempio, ausili in grado di controllare un intero appartamento – luci, televisione, porte, finestre o altro – e che permettono a disabili motori gravi di gestire autonomamente, in modo intelligente, la propria casa. Altri che consentono a persone non vedenti o ipovedenti una notevole autonomia nella gestione di un PC, mettendole in grado di utilizzare i programmi oggi più diffusi.Nel caso di disabilità fisico/sensoriale il computer è un ausilio che consente di svolgere alcune funzioni che altrimenti sarebbero precluse, una sorta di protesi che permette di sopperire ad una funzione organica compromessa (strumento per migliorare l’accessibilità e aumentare l’autonomia)..aumentare l'autonomia... un vero e proprio traguardo per un disabile.è stato a dir poco stupefacente l'articolo sul Cyberkinetics,che sviluppa una tecnologia in grado di rilevare e trasmettere il l8inguaggio dei neuroni al resto del corpo,oppure,la Waydfinding che ha fornito un ausilio che va oltre l'immaginabile,raccogliendo informazioni su tutto il territorio e trasmettendole in una scatola che il disabile può portare con sè.
    Bisogna dunque riconoscere che la tecnologia,grazie all'aiuto della scienza,ha aiutato notevolmente tutto il sistema riguardante la disabilità,in tutte le sue sfaccettature.Il rischio che si potrebbe correre è quello di guardare il tutto solo da un punto di vista tecnologico... cadere in una sorta di fusione UOMO-MACCHINA,certo,se si vogliono considerare gli eccessi,questo è possibile.Ma se guardassimo la tecnologia come seme da piantare in un terreno fertile e bisognoso di germogliare,e non come pianta fine a se stessa,probabilmente non saremmo più schiavi di ciò che noi stessi ci imponiamo di creare.
    se il trattamento
    sanitario tende a fare diventare l’uomo
    una macchina, violandone l’intima
    natura, esso diviene illegittimo e quindi
    annoverabile nell’ambito dell’illecito
    extracontrattuale volto a sanzionare
    qualsiasi fatto produttivo di un danno ingiusto (art. 2043 ss. cod. civ.).

    Pertanto sì all'impianto utile a colmare carenze e no a quello atto a potenziare delle capacità rendendole maggiori a quelle della norma generale.
    Sono perfettamente d'accordo sull'evitare che la tecnologia trasformi gli uomini in superuomini,in quanto ciò che ne deriverebbe sarebbe solo la visione di "normalità" storpiata,ovvero,la creazione di una nuova forma di disabilità.

    Esposito Cira.
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    Messaggio  claudiabasile Mer Giu 09, 2010 1:32 pm

    1- Grazie allo sviluppo della tecnologia si riesce a portare nella vita dei disabili un aiuto sempre maggiore.
    Leggendo quest'articolo mi sembra di aver capito che ci sono "aiuti tecnologici" a vari livelli. Ci sono le protesi che intervengono a livello fisico, eliminando problemi di deambulazione; tecnologie che consentono di gestire gli atri attraverso impulsi cerebrali; apparecchi cocleici che permettono di riacquistare l'udito; tecnologie che permettono ai non vedenti l'utilizzo di computer, di leggere, ecc... .


    2- "A interporsi tra il disabile e la vita non c'è l'handicap, ma lo sguardo
    su di esso" - questa è la frase che mi ha colpito maggiormente dopo aver letto quest'articolo, dove si sottolinea QUANTO il mondo sia densamente popolato da persone con disabilità, e QUANTO noi "normali" non lo notiamo.
    Ma nonostante la nostra distrazione, siamo comunque sempre portati (forse per una questione culturale creata nel tempo) a posare il nostro sguardo discriminante su di loro. Sguardo che da discriminatorio passa ad ammirevole, se la TV (che oggi a mio parere è il cervello manipolatore della società) ci propone un disabile come un eroe per aver vinto delle gare sportive, che tornerebbe ad essere un disabile discriminato se si togliesse le protesi. Citando Schianchi: "Senza protesi l'atleta Pistorius semplicemente non esiste".
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    Laura.Esposito


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    SE HAI SUPERATO LE 4 ASSENZE - Fare forum recupero - Pagina 2 Empty Re: SE HAI SUPERATO LE 4 ASSENZE - Fare forum recupero

    Messaggio  Laura.Esposito Gio Giu 10, 2010 12:14 am

    ARTICOLO 1

    Partendo dal presupposto che mi riesce abbastanza difficile comprendere alcuni aspetti più prettamente tecnici delle tecnologie, ed essendo già fortunata nel saper usare quel tanto che basta un qualsiasi computer, ho cercato degli approfondimenti in merito a quanto esposto nei vari articoli. Il primo è molto interessante, ho svolto delle piccole ricerche per trovare maggiori informazioni ma ho trovato un solo video sul “Wam robot” che riporto:

    https://www.youtube.com/watch?v=3ThtWX3gKbA

    più che altro sul video di fondo, proiettato dalla televisione si possono notare i vari utilizzi non solo per far compiere esercii e movimenti alla persona che lo utilizza ma anche per una maggiore assistenza nella sua quotidianità.
    Si parla poi di powerskip, come non farsi venire in mente subito Oscar Pistorius del quale abbiamo tanto parlato. Questo attrezzo, utilizzato da alcuni tutt’ora anche per scopi ludici, permette a chi con il proprio corpo non può, di camminare, a volte per mancanza o deformazione dei piedi o di tutta l’articolazione presente al di sotto del ginocchio. Parenti dei Powerskip è anche lo Skyrunner o i Poweriser, sempre più diffusi come fenomeno sportivo, con prezzi accessibilissimi alla maggior parte delle tasche, per tante persone possono significare, non un divertimento della domenica mattina, ma la possibilità di guardare per la prima volta il mondo da una prospettiva diversa senza la paura di cadere o di sentirsi goffi o sempre in bilico.

    Quello che mi ha più entusiasmata, però, è stato l’I-BOT. La prima cosa a cui penso quando mi faccio la domanda “se avessi un incidente e dovessi incappare in una disabilità fisica permanente, cos’è che più mi spaventa?” . La risposta è sicuramente molto personale, ma quello che veramente mi terrorizza è non poter essere più come prima, ma non in senso estetico, nel quotidiano, quello che caratterizza il mio quotidiano è l’indipendenza nel fare tutto da sola, spostarmi, prendere delle cose, camminare, cucinare, guidare, tutto da sola senza la necessità che qualcuno mi supporti, mi farebbe sentire un peso per quelli che mi stanno attorno e mi farebbe sentire anche invasa nella mia privacy e in cose che dovrebbero essere solo mie.

    Per quanto riguarda il Ginger, l’ho subito riconosciuto, poiché era il “coprotagonista” di un film che ho visto di recente. Un mezzo di trasporto adatto anche a chi non ha particolari disabilità, mi è venuto subito da pensare alle persone anziane, non è difficile da portare, sta in equilibrio praticamente da solo e potrebbe, ad esempio, caricare due o tre borse della spesa di un’anziana pensionata che ha difficoltà nel deambulare data la sua età avanzata e i problemi che questa, naturalmente comporta. Fra l’altro non molti giorni fa ho notato un servizio a Striscia la notizia che si occupava di alcuni noleggiatori sardi che noleggiavano proprio questi mezzi. Pare che gli sia stata contestata l’inappropriatezza del mezzo sia in strada che sul marciapiede, insomma, forse in Italia non siamo ancora pronti per accogliere fra di noi oggetti “non ben identificati”, ma spesso è solo la diffidenza riguardo delle novità con le quali non siamo abituati a trattare, a volte quello che non si conosce spaventa, anche immotivatamente.

    Per il resto molte delle cose che parlano di stimolazioni nervose e controllo di arti attraverso il pensiero mi sembra quasi irreale, per me è fantascienza, troppo bello per essere vero, tanto che fa quasi paura. Cose così ne ho viste solo nei film, ma posso comprendere la speranza di tutte quelle persone che sarebbero aiutate da questi ausili a ritrovare quanto gli è stato tolto.

    L’indipendenza dei non vedenti è forse uno dei problemi maggiori, il non sapere dove trovarsi, il continuo brancolare nel buio, sembra essere quasi un problema insormontabile nonostante la miriade di ausili tecnologici inventati per ogni sorta di disabilità, la cecità è ancora un punto irrisolto. Le agevolazioni sono poche e comunque non sufficienti. Ho personalmente avuto l’occasione di conoscere una donna cieca incontrata spesso in pullman. Aveva un cane guida e proprio questo è stato il motivo del nostro incontro, le ho chiesto come si chiamasse ed ho iniziato a parlarle. Un cane guida non rappresenta solo i suoi occhi, ma un amico con il quale condividere la quotidianità e anche un essere da accudire, quindi l’aiuto diventa reciproco, come mi diceva. Inoltre io penso che ci sia anche uno scambio d’affetto non sottovalutabile.
    Ci sono però delle incoraggianti scoperte, per ora solo in via di sperimentazione, ecco un articolo che ne parla e lo spiega più dettagliatamente:

    http://www.repubblica.it/2008/03/sezioni/scienza_e_tecnologia/occhio/occhio/occhio.html

    ARTICOLO 2

    Così intesa la disabilità è quasi uno stigma che la società impone perché lo classifica come tale. Il disabile si sente escluso, si sente giudicato, guardato in modo diverso perché diverso. Ma se ci riflettiamo bene è quello che prova anche una persona che on rispecchia perfettamente i canoni estetici proposti dalla società. Ai tempi di mia nonna essere “robusti”, e mi trattengo, era considerato positivo, una bella donna era una donna in carne perché si usciva da una guerra che aveva portato con se fame e miseria. Questo portava a pensare che quella persona vivesse una situazione economicamente agiata e fosse sana come un pesce. Oggi sembra che anche un filo di grasso fuori posto possa farti etichettare come inguaribile obesa. E’ vero che l’obesità è un problema soprattutto in occidente, un problema per la salute, ma lo sono anche anoressia e bulimia di cui si parla sempre poco e contro le quali non si fa niente. I mezzi di comunicazione di massa in questo risultano sempre meno educativi, sempre meno propositivi, sempre meno adatti ad un pubblico non adulto, quindi un pubblico in formazione. Non serve il bollino verde, giallo o rosso per comprendere che il 90% di quello che passa in televisione, i manifesti pubblicitari che tappezzano la città con immagini di giovanissime ragazze semi-nude in pose accattivanti per pubblicizzare qualsiasi cosa, sono un modello che costantemente si propone. Si deduce che pur volendo non “sottostare” a queste regole diviene quasi impossibile quando per tutta la vita sei costantemente bombardato con questo modello culturale proposto SEMPRE come positivo, apprezzabile, appagante, condiviso, accettato, incoraggiato, amato, obbligato. Forse è in questo contesto che la disabilità può essere meglio compresa, anche se è naturalmente differente, poiché crea nel quotidiano delle difficoltà reali e concrete che limitano, spesso, il normale svolgimento della proprie attività, ma riesce più semplicemente a farci immedesimare in quello che si può provare, almeno in parte.

    ARTICOLO 3

    Il problema principale è sempre quello dell'emancipazione. Anche la tecnologia volta a questo può, per ironia, rappresentare un'ulteriore barriera. Il divario digitale, anche per i normodotati, è maggiore per gli anziani, e spesso sono proprio loro ad avere una maggiore necessità di utilizzo di questi sistemi tecnologici. E' quindi fondamentale la loro semplicità di utilizzo, la loro chiarezza nei meccanismi.

    Per quanto le tecnologie possano fare tanto per l'emancipazione dei soggetti con disabilità io penso che sia comunque sempre importante l'assitenza umana vera a propria e questo non perchè sono persone che hanno delle difficoltà, purtroppo, ad essere indipendenti, ma anche per un appoggio morale. Abbiamo parlato più volte di relazione educativa, ogni relazione è stata definita, in sostanza, educativa perchè da tutti noi possiamo imparare qualcosa e tutti possono imparare qualcosa da noi. Ebbane la relazione educativa è necessaria anche e soprattutto dal punto di vista affettivo, cosa che una macchina non potrà mai sostituire.

    ARTICOLO 4

    Io penso sinceramente che la tecnologia intesa come una possibilità di appianare la differenze date da una grave disabilità possa essere utile perché spesso una persona per sentirsi pari alle altre necessita anche di sentirsi completa. Se tutti gli esseri umani avessero naturalmente tre braccia ed io ne avessi due, credo che mi sentirei anch’io incompleta rispetto le altre persone, solo per il semplice fatto di rispecchiarmi in chi ho di fronte. Mi viene in mente l’etimologia di pupilla, significa piccola bambola, perché quando guardiamo nella pupilla di chi ci sta di fronte vediamo noi stessi, come in uno specchio, solo in miniatura, come se fossimo delle piccole bambole. Ecco che ognuno di noi tende a rispecchiarsi negli altri e a paragonarsi a loro. Quando dico questo penso soprattutto ai bambini e ai primi approcci con “l’altro da sé”. Ma quando la tecnologia è usata indiscriminatamente per migliorarsi a tal punto da prendere caratteristiche non proprie di un essere umano, allora bisogna preoccuparsi. Compensare un deficit è corretto, volersi elevare per caratteristiche proprie ad un mondo che è al di fuori del naturale penso che sia scorretto e che faccia perdere quel senso di normalità che qualcun altro, attraverso questi mezzi, sarebbe desideroso di recuperare. La normalità non esiste, oggettivamente parlando, ma esiste la sensazione di sentirsi normali, può sembrare una contraddizione in termini ma non lo è.
    D’altra parte non mi stupirei di un atteggiamento da parte della società volto allo sviluppo della tecnologia per potenziare in modo sovrannaturale l’uomo. Almeno la società attuale pare essere sempre più affascinata dall’eclatante, dallo straordinario, dall’eccesso.

    ARTICOLO 5

    Non c’è molto da commentare. Mi viene solo in mente che a volte nonostante tutto quello che si faccia, nonostante tutte le tecnologie che in questo senso e in questo campo si sono attivate, nonostante i progetti di perfezionamento che continuamente vengono fatti, non ci si sforza mai abbastanza per rendere veramente vivibili ambienti e spazi in cui tutti noi, disabili compresi viviamo. Noi stessi abbiamo difficoltà a passeggiare liberamente per la città, figurarsi quando queste barriere per alcuni diventano insormontabili. Non sono convinta che non si possa, a volte penso anche che sia una questione di totale indifferenza delle istituzioni prima di tutto.

    ARTICOLO 6

    Spesso non ci rendiamo conto del coinvolgimento che abbiamo in queste tecnologie. Tutti possiamo avere un amico caro, un parente stretto o meno, un conoscente con delle difficoltà, di qualsiasi genere. Ma quello che più ci sembra essere lontano è il fatto che noi stesi potremmo servirci di queste tecnologie, al seguito di un incidente più o meno grave, per deficit più o meno permanenti. Chi non si è rotto un braccio o una gamba, chi non ha mai avuto un “colpo di frusta”, chi non ha mai avuto necessità di usare un tutore anche se momentaneamente per un braccio o una gamba. Se ci si riflette, possiamo capire che sono veramente pochissime le persone che non hanno mai avuto almeno un piccolo incidente di percorso nella vita. E come si sono sentite in quei momenti? Di certo saranno state sollevate dall’ausilio delle tecnologie e degli aiuti che queste possono fornire in momenti di necessità. Pensiamo a coloro che ne necessitano per la vita.

    ARTICOLO 7

    Interessantissimo sito che può elargire notizie importanti, può istruire e può informare. Ho notato che si parla di “Mamme H”. La famiglia nella vita di un disabile svolge un ruolo fondamentale, è consolazione morale, aiuto, conforto, supporto, come per tutti. Ma in questo caso è anche un vivere in prima persona a volte il dolore di avere un figlio che non potrà essere totalmente indipendente, soprattutto quando si parla di deficit mentale. I genitori, si sa, non hanno una vita lunga quanto quella dei propri figli. Immagino sia questa la loro preoccupazione principale, cosa faranno quando resteranno da soli? Finiranno in un istituto? Chi si prenderà cura di loro? Saranno in grado di sopravvivere e vivere normalmente? Chi li amerà? Chi li consolerà? Chi li coccolerà? Chi li accudirà? Come si può vivere con queste paure o a volte con le certezze che il proprio figlio finirà i suoi giorni in una clinica? Sicuramente bisogna dare atto a molti di questi centri, anche con molti volontari, che non sanno più come dividersi per fare del proprio meglio nell’aiutare ed accudire dai disabili alle persone anziane. Ma non è quello che tutti desiderano per un proprio caro, vorrebbero che riuscisse a gestirsi a vivere da sol, a rendersi indipendente, ed avere la possibilità di essere felice circondato da affetti. In alcuni casi oggi questo è possibile, in altri, per i casi più gravi, non ancora. Forse con il tempo ci arriveremo, il progresso è continuo e non bisogna mai arrendersi o perdere le speranze. Chi vivrà vedrà, e noi speriamo di riuscire a vedere un mondo senza più handicap ma con deficit che non costituiscano più un ostacolo per tutte quelle persone che oggi vivono la propria vita priva di una parte importante; l’indipendenza.


    Ultima modifica di Laura.Esposito il Lun Giu 14, 2010 1:34 pm - modificato 1 volta.
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    Messaggio  claudiabasile Gio Giu 10, 2010 2:20 pm

    3- Disabilità Diritto e Nuove tecnologie
    Qui si parla delle problematiche che possono nascere con l'innesto della tecnologia nel corpo umano.
    Si parla di come, partendo da una situazione in cui la tecnologia serve a restituire o migliorare una funzione corporea, si possa arrivare all'annullamento di quest'ultimo. Si potrebbe arrivare a perdere quella "bellezza" che contraddistingue l'uomo.
    Per quanto mi riguarda, tutto ciò è semplicemente impensabile. Penso che soltanto perdendo di vista la realtà, uscendo fuori di senno, si possa arrivare a voler modificare il proprio corpo (già così perfetto), per arrivare ad essere sempre più "perfetti".
    Il problema è sempre quello ... le masse che seguono i modelli negativi proposti dai media e da chi trae profitto da tutto ciò. Si sta perdendo l'individualità soggettiva, l'unicità del singolo individuo. Si sta avendo la tendenza a spingersi sempre oltre, oltre certi limiti che poi toccano appunto il concetto etico di giusto e/o sbagliato. Qua nessuno vuole più essere se stesso! Manca l'assertività. Non hanno capito l'essere umano è un frutto perfetto di Dio, fin quando la tecnologia viene usata per migliorare la vita, allora va più che bene; ma quando si arriva a voler diventare dei super uomini storpiando la nostra vita, penso che si stai sbagliando direzione.
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    Messaggio  Federica Mansi Gio Giu 10, 2010 3:14 pm

    1) LA TECNOLOGIA VA INCONTRO ALLA DISABILITA' FISICA

    Leggendo l'articolo mi ha colpito molto notare come la tecnologia abbia saputo adottare metodi di supporto per disabili così specifici: ausili per deficit nell'attività motoria, come il "warm robot", che grazie alla sua mano robotica, permette all'arto di essere mosso più volte. Abbiamo le ortesi dinamiche, gli ausili ambulatori, gli stimolatori artificiali, da inserire nel corpo e migliorare così le capacità di comunicazione, le capacità sensoriali. Tecnologie per i non udenti ed i non vedenti.I sateliti GPS che aiutano i non vedenti ad essere sempre più indipendenti. Gli impianti cocleari, che sono interface neurali concepite per ripristinare la funzione uditiva in soggetti con sordità totale. Infine abbiamo le protesi per gli arti. Queste tecnologie permettono, a soggetti con amputazione, movimenti quanto più naturali possibili. La tecnologia più all'avanguardia è quella della Ossur, che ha progettato due protesi con nuovi materiali: una protesi trasfemorale ed una protesi per il piede delle donne.
    Insomma, la tecnologia incontra la disabilità per cercare di migliorare la qualità della vita delle persone affette da deficit, e permettere loro di essere più autonomi.

    2)I DISABILI, COME NESSUNO LI HA MAI RACCONTATI

    Il libro, "LA TERZA NAZIONE DEL MONDO" di Schianchi, mette in luce, in modo semplice e diretto, quello che è il mondo della disabilità. L'autore compie un viaggio antropologico, storico, psicologico, culturale raccontando l'evoluzione della disabilità attraverso le differenti civiltà, fino ad immaginare un futuro sempre più all'avanguardia, con la presenza di cyborg, uomini-protesi, e tenendo presente che oggi la tecnologia già è entrata nel corpo umano, mediante microchip, protesi bioniche, ecc...
    Oggi il mondo è popolato da un'immensità di disabili, e noi dovremmo imparare a guardare loro come persone normali, e non con sguardo discriminatorio.
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    Federica Mansi


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    Messaggio  Federica Mansi Ven Giu 11, 2010 12:38 pm

    3) TECONOLOGIE PER LA DISABILIA'

    Il "LIBRO BIANCO" sottolinea l' importanza della tecnologia come mezzo di informazione e conoscenza. Oggi l'uso del PC, della posta elettronica, internet, sono diventati i mezzi per eccellenza, sono indispensabili per rimanere al passo con i tempi. Ma le tecnologie, se da un lato offrono soluzioni a problemi, un tempo insuperabili, dall'altro possono creare problemi per le cosiddette "categorie deboli". Infatti, disabili, anziani, rischiano di rimanere esclusi dalla società, in quanto spesso la tecnologia non è loro accessibile. C'è bisogno che tutta la società sia informata, e quindi, libero accesso alla tecnologia anche per i disabili.
    Il libro contiene una serie di proposte utili per agevolare l'utilizzo di tecnologie, rendendole così universali.
    Propone un nuovo disegno di legge e fornisce indicazioni riguardo azioni necessarie per l'inserimento del disabile nel mondo della tecnologia. Programi specifici possono rendere l'utilizzo del computer più semplice, favorendo così, nn solo l'autonomia, ma anche l'integrazione del disabile nella società.

    4) DISABILITA' E DIRITTO

    Fino a che punto arriverà l'uomo? Sarà una macchina?
    Ormai la biomedica non viene più utilizzata solo per recuperare la salute, ma viene impiegata per omologarsi a modelli prestabiliti dalla società, che mira sempre più all'estetica, alla perfezione, piuttosto che alle qualità di ogni singola persona.
    Ma che ruolo ha la sanità in tutto questo? Essa dovrebbe occuparsi solo della tutela della salute, e non divenire mezzo per trasformare l'uomo in una macchina, annullando così ciò che vi è di unico in ogni persona. Bisogna anche saper porre un limite, nn degenerare per non distruggere la natura umana!
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    Messaggio  Federica Mansi Ven Giu 11, 2010 1:51 pm

    5) AUSILII

    La tecnologia ha fatto grandi passi avanti anche per quanto riguarda la mobilità per gli individui con deficit. Grazie a carrozzine manuali, sportive, biciclette e tricicli, il disabile ha maggior opportunità di muoversi autonomamente, praticare sport mediante carozzine "superspecializzate", concepite per sviluppare la velocità.
    Abbiamo protesi, tutori specifici...insomma, la tecnologia è entrata nel mondo dei disabili, aiutandoli nei movimenti e permettendo loro di svolgere compiti che prima nn avrebbero mai potuto svolgere in quella determinata condizione.
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    Messaggio  digennaro.daniele Mer Giu 16, 2010 4:04 am

    Prof. Non sono sicuro, ma credo di avere fatto piu di quattro assenze non ricordo le date precisamente perche ho attraversato un periodo burrascoso per motivi di salute e familiari . In ogni caso ho elaborato delle riflessioni e dei collegamenti con ciò che ha spiegato circa gli articoli che ho letto.

    RIFLESSIONI

    La tecnologia va incontro alla disabilità fisica in varin modi. Anche durante la lezione si è parlato del rapporto tra corpo e tecnologia di tecnologie integrative, estensive ed invasive .La tecnologia come integrazione del corpo (un esempio nel campo della disabilità sono le protesi per lo sport) come nel caso di Oscar Pistorius.
    La storia della disabilità è storia di esclusione, addirittura durante il nazismo venivano uccisi. Nonostante un evoluzione culturale i pregiudizi e gli stereotipi fanno dell’ handicap qualcosa che serve per racchiudere i “diversi “ in una sorta di cerchio chiuso in uno “scarto di umanita”. Attraverso la prospettiva della resilienza il disabile può modificare la percezione del proprio limite e riorganizzare la propria vita, ma ciò dipende anche dalla capacita delle persone che si pongono in relazione con il disabile , di mirare alle sue potenzialità piuttosto che soffermarsi sui suoi limiti. Oggi grazie alle tecnologie si cerca di abbattere i loro limiti fisici, ma a livello di personalita di autostima attraverso un processo di integrazione si fa in modo che i disabili possano mirare alla loro emancipazione, a non essere piu soggetti passivi ,“ vittime “, bensi dei soggetti attivi dei veri cittadini che valorizzano se stessi e le loro capacità
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    Messaggio  claudiabasile Gio Giu 17, 2010 1:38 pm

    (il commento 3 risponde alle domende 3 e 4 )

    5- Lezione e-learning Serafim Dedes sugli ausilii
    In questa lezioni si vede come, in base al bisogno di ogni singolo individuo, ci sia una teconologia adatta a migliorare il suo stile di vita.
    Come abbiamo visto ci sono tantissimi tipi di protesi e di tecnologie, di diverse dimensioni, di diversi materiali, studiati appositamente per ridurre la disabilità.
    Ci sono carrozzine per ogni esigenza elettriche o pieghevoli, deambulatori e stampelle grazie ai quali possiamo usare il massimo del nostro corpo, ausilii per avere la propria autonomia anche nel giudare la macchina, oppure appositi scivoli o pedane per il trasporto privato ma anche pubblico. Poi ci altrettanti tipi di ortesi che sono degli apparecchi, alcuni molto complessi altri un pò meno, che si applicano al corpo correggendo determinati meccanismi senza però sostituire nessuna parte. Per esempio plantari, ginocchiedere e tutori di vario tipo.
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    Messaggio  marica iorio26 Lun Giu 21, 2010 5:08 pm

    Marica Iorio assenze sul forum per motivi di lavoro.
    Commento questi articoli per via della mie assenze sul forum, per cui ho ritenuto opportuno fare ulteriori integrazioni per l' esame.

    L' articolo sui vari ausili ad alta tecnologia per chi ha subito gravi lesioni neurologiche veramente mi ha lasciata nel completo stupore.
    Uno stupore che va commentato con una riflessione su quello che la tecnologia può fare per migliorare la vita di chi ha degli handicap e quindi degli ostacoli. Durante la lettura ho ripensato a quando anche in classe ho pensato che questi strumenti così all' avanguardia pensavo si vedessero solo nei film. So che la mia potrebbe sembrare una considerazione al quanto banale, ma ahimè è ciò che ho pensato, ovviamente questo riflette la mia totale ignoranza su quelli che sono gli ausili che oggi possono agevolare la vita di un disabile.
    Questo corso mi ha dato numerose informazioni su protesi e strumenti ma mi ha anche lasciato delle perplessità che non si riducono a domande del tipo è giusto oppure no, ( anche perchè se è giusto oppure no non aspetta a me dirlo bensì a chi ne fa uso e ne ha bisogno),le mie perplessità le ho poi trovate scritte nell' articolo che presenta il libro di Schianchi, nella frase dell' autore che dice:- Senza protesi l' atleta Pistorius non esiste, corpo e tecnologia diventano un unicum che va a costituire nuovamente il soggetto... non esiste tecnologia senza corpo e viceversa-. Ecco questa è la risposta che cercavo e cioè c'è la formazione di un nuovo soggetto, ma allora cos'è che ancora non ci convince? Ed ancora in Schianchi ho trovato la risposta :- Esclusione e discriminazione si costruiscono in altre sfere: nella profonda difficoltà di vivere in prima persona l' handicap-. Ed io voglio aggiungere gli handicap che i nostri sguardi sottolineano ed allora io ho fatto un analisi di quelli che sono i miei atteggiamenti nei confronti di chi ha abilità differenti dalla mie.
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    Messaggio  marica iorio26 Mar Giu 22, 2010 11:53 am

    Schianchi scrive :- E questo filo conduttore dello”sguardo” risulta penetrante e azzeccato, in una società come la nostra che fa di estetica e comunicazione i veri pilastri dell’ identità umana-.
    Su queste parole ho pensato a forse quante volte anche io, pur essendo convinta di non farlo, posso aver potuto con il mio sguardo imbarazzare, discriminare, emarginare. Ho sempre cercato di fare un grosso sforzo affinchè ciò non avenisse, ma dopo la lettura di questo articolo ho iniziato ad avere dei grossi dubbi a riguardo. Ho ripensato al mio anno di lavoro all’ Unione Ciechi, ai miei sei anni di lavoro con una bambina non vedente-autistica, ai bambini ed adolescenti con i quali da anni lavoro nei vari progetti. Per esempio: un paio di settimane fa è arrivato, presso il nostro ente un ragazzo che cercava il bagno, era alle mie spalle per cui mi ha chiamata affinchè io mi voltassi, appena io mi sono girata ho pensato :- E’ un mostro-.
    Non so che tipo di malformazione avesse ma aveva tutto il viso deformato ed anche le mani.
    E se il mio sguardo ha parlato? Oppure tutte le volte che sono uscita fuori con i non vedenti durante quell’ anno se le mie parole sono stata inopportune? Fuori luogo?
    Tormando al mio anno presso l’U.I.C., ho desiderio di condividere quanto ho ritrovato di vero sull’ articolo del “libro bianco” nei capitoli su tutti i sussidi tecnologici. Ho visto io stessa i non vedenti lavorare con i pc ad alta tecnologia e con tutti gli strumenti utili per il loro deficit. Ma anche in questo caso è partita la domanda:- è utile che comunichino solo attraverso il pc? Durante la mia seperienza ho conosciuto dei ciechi straordinari che facevano tutto, anche sciare. Il presidente dell’ U.I.C., con il quale ho trascorso un anno intero e con il quale quasi tutti i giorni uscivo, conosceva tutte le strade, anche le piazzette più sconosciute , aveva un grande senso dell’ umorismo e scherzava molto sul suo deficit e come lui anche gli altri ciechi “super dotati” di voglia di vivere e voglia di fare. C’è da sottolineare che grande forza del presidente e degli altri soci erano anche i loro affetti, gli amici, i figli che gli facevano da occhi… il presidente mi raccontava che i suoi occhi erano quelli della moglie che gli decsriveva nei minimi dettagli tutto ciò che incontravano per strada, ecco perché conosceva tutte le strade. Allora io condivido le parole del il professor Canevaro che dice :- alcune tecnologie presentano il rischio dell’ isolamento sociale-, ed ancora:- le preoccupazioni di persone che vedono nell’ ausilio il sostituto di un rapporto umano-. Purtroppo ho conosciuto anche non vedenti completamente soli e completamente isolati, chiusi nelle loro case, con la paura del mondo e senza la minima fiducia negli altri,gli anziani aspettando la morte e i più giovani soli con il loro pc. Ecco in questo caso l’ ausilio sostituisce il rapporto sociale.
    Ho trovato estremamente interessante l’ intervista fatta al professore, condivido le sue parole ed anch’ egli , come Schianchi, ha chiarito molti miei dubbi. Altro punto discusso durante l’ intervista estremamente importante è quello sul fatto che la comunicazione in rete è troppo disinvolta ed avrebbe bisogno di una riflessione maggiore.
    Il fatto che mi spaventa è che la disabilità nonostante il ciclo storico, ( affresco che Schianchi fa nel suo libro ripercorrendo tutta la storia dai greci ai giorni nostri) ha ancora troppe strade ripide, come a mio avviso nel nostro paese ce l’ hanno l’ omossessualità, l’ integrazione razziale e delle religioni.
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    Messaggio  angela lucignano Dom Giu 27, 2010 8:49 pm

    La tecnologia va incontro alla disabilità fisica:

    Affinché la tecnologia possa andare incontro alla disabilità e, quindi, aiutare e supportare il deficit fisico, è necessario che da parte dell’utente ci sia una conoscenza delle tecnologie di ausilio oggi a sua disposizione. In questo modo il processo di riabilitazione e soprattutto di integrazione sociale potrà essere meno faticoso.
    La scelta di un ausilio è un passo che incide profondamente sulla vita della persona che poi lo userà, poiché impone un modo diverso di svolgere determinate attività quotidiane e soprattutto di relazionarsi con gli altri. La panoramica sulle novità nel campo degli ausili presentati durante il No barriers Dolomiti 2005 ( http://www.nobarriers-dolomiti.com/Ita/index.html il sito apre con la frase “Non ci sono limiti a quello che possiamo raggiungere, eccetto forse nella nostra mente” di Mark Wellman, il quale all’età di 19 anni, dopo un incidente in montagna che lo rese paraplegico, continuò a praticare l’alpinismo ed una serie di altri sport grazie ad ausili tecnologici ) ci aiuta a capire fino a che punto la tecnologia è arrivata per diventare un aiuto concreto ai disabili. Uno sviluppo, quello tecnologico, talmente raffinato che permette un’esclusione totale o parziale del terapeuta. Questa sostituzione quasi totale della tecnologia al terapeuta non è da considerarsi del tutto sbagliata. Se da un lato potrebbe portare allo sviluppo di una sempre maggiore autonomia del soggetto disabile e alla perdita almeno parziale di dipendenza verso l’operatore sociale, è da dire che dall’altro si potrebbe perdere quel rapporto emozionale di partecipazione e di sostegno che solo un essere umano può dare.

    I disabili, come nessuno li ha mai raccontati. Dis-integrati:

    Un titolo significativo “La terza nazione” che riesce ad esprime fino in fondo l’importanza da dare ad un tema sociale come quello della disabilità. Un libro, credo, quasi di denuncia nei confronti di un atteggiamento sbagliato che ha avuto e, sfortunatamente ancora ha, la gente nei confronti del disabile. Un autore con una grande forza d’animo che parte dalla sua esperienza personale per poi parlare di un problema collettivo contestualizzandolo nelle varie epoche (“…fino all'evoluzione della medicina, alla nascita dei moderni ospedali, all'ortopedia "correttiva" dell'Ottocento, all'eugenetica del nazismo, con lo sterminio in nome della razza pura, fino alla grande fabbrica moderna di mutilati in guerra…”).
    Questo libro quindi può essere considerato la conclusione migliore per il nostro corso, poiché punta all’analisi generale della materia pedagogia della disabilità. Affronta prima di tutto l’aspetto sociale: accettazione del deficit, l’abbattimento dell’handicap fino ad arrivare alla capacità dell’individuo di reagire e far fronte a situazioni di forte disagio (resilienza). Ed affronta la relazione tra tecnologia e disabilità: l’uomo si ridefinisce attraverso sperimentazioni tecnologiche. Anche se risolvere il problema mettendo in relazione deficit e tecnologia appare riduttivo in quanto la discriminazione avviene per un fattore più profondo e complesso, ovvero difficoltà di vivere in prima persona l'handicap e quindi l’immedesimarsi nel soggetto disabile che, quindi, verrà ridefinito da Schianti come dis-integrato, colui il quale è soggetto ad un rifiuto da parte di se stesso e degli altri, che porta ad una faticosa integrazione.

    Cap. 1 Tecnologie per la disabilità:

    La società moderna, detta anche “società dell’informazione, è ormai basata sul progresso tecnologico che porta ad un nuovo modo di vedere le cose, nuove modalità di fruizione dei servizi. Questo porta ad un superamento dei propri limiti spaziali e temporali, ma tale superamento viene visto, allo stesso tempo, in modo diverso da un “abile” rispetto ad un diversamente abile o anziano.
    Per questi ultimi la tecnologia è un efficace strumento per valorizzare le loro capacità residue o sopperire alle mancanze. Ecco che tecnologia è uguale ausilio, oltre che sviluppo.
    Non può che venire in mente la domotica, la scienza che si occupa dello studio delle tecnologie atte a migliorare la qualità della vita in casa. Mantenere autonomia e indipendenza è di fondamentale importanza per disabili e anziani e la domotica viene in soccorso con strumenti che permettono un facile controllo della casa: sono in commercio dispositivi che semplificano l’apertura e la chiusura delle imposte e delle tapparelle, che consentono di far funzionare gli elettrodomestici con comandi vocali, che aiutano nella lettura di libri e riviste, telefoni utilizzabili senza tastiera e molti altri strumenti progettati in modo da rendere possibili tante piccole azioni che possono rappresentare un’ ostacolo.
    Dunque varie forme di disabilità devono essere supportare da altrettanti mezzi tecnologici come ad lettori di schermo, scrittura braille (disabilità della vista), telefoni testueli, connessione ad apparecchiature acustiche che possano amplificare il suono (disabilità dell’udito), comandi vocali, tastiere speciali (disabilità motorie).

    ICT disabilità e diritto:


    L’integrazione della tecnologia e delle apparecchiature elettroniche con l’uomo fa sì che quest’ultimo, all’aumentare e progredire dei primi, possa arrivare a possedere capacità così potenti da arrivare ad obbiettivi che vanno oltre i confini dell’umano. Ecco che indispensabile è un intervento giuridico che regoli i comportamenti. Il trattamento sanitario non deve piegarsi alle voglie di soggetti in cui nascono capricci individuali [se il trattamento sanitario tende a fare diventare l’uomo una macchina, violandone l’intima natura, esso diviene illegittimo e quindi
    annoverabile nell’ambito dell’illecito extracontrattuale volto a sanzionare qualsiasi fatto produttivo di un danno ingiusto (art. 2043 ss. cod. civ.)].
    Si rischia di creare un superuomo in grado di oltrepassare se stesso e dunque di invertire la gerarchia tra l’uomo la macchina: il rischio è che l’ultimo prevalga sul primo.
    Coloro che fanno ricorso alle tecnologie (integrative, invasive od estensive) diventano dei cyborg (metà uomo metà macchina), ma attenzione a non arrivare al punto in cui gli elementi tecnologici introdotti nel copro non superino gli elementi umani poiché la tecnologia deve solo tendere a migliorare il corpo umano e non a sostituirlo completamente: l’uomo medio dovrà sempre essere considerato come normalità.

    Lezione e-learning Serafim Dedes sugli ausilii:

    Come già detto precedentemente, è importante che una persona disabile sappia l’offerta che vi è oggi sul campo. La diffusione di informazioni relative agli ausilii che vi sono in circolazione deve inoltre essere accompagnata da uno studio approfondito affinché il disagio venga aiutato nello specifico. Ecco che si progettano una moltitudine di modelli di carrozzine, di stampelle, ma molte volte l’informazione su di esse non è soddisfacente. Inoltre anche il miglior ausilio progettato appositamente per il deficit specifico diviene insufficiente nel momento in cui una città è invasa da barriere architettoniche. La nascita dell’handicap è un problema non solo sociale ma anche civile che deve pesare anche sulle amministrazioni pubbliche, sulla sanità e sulla politica.

    Andrea Canevaro, 1998 “L’handicap e le nuove tecnologie”:

    E’ necessario fare una distinzione tra deficit ed handicap, poiché il primo è difficilmente annullabile in quanto situazione soggettiva, mentre il secondo in quanto oggettivo e dipendente dalla situazione, può essere aumentato, ridotto o annullato. E’ quindi il contesto sociale a determinare la condizione di handicap, causata dagli ostacoli e le barriere fisiche e culturali che favoriscono il processo di esclusione.
    Canevaro parla di integrazione a partire dalla valorizzazione delle diversità attraverso un determinato ausilio. Un passo successivo deve essere l’educazione all’utilizzo dell’ausilio dunque bisognerebbe avere sempre molta cura nel proporre l'ausilio in un rapporto di dialogo con la persona.
    Mettendo in rapporto handicap e nuove tecnologie si può cadere in un maggiore isolamento e, attraverso l’utilizzo di internet, di non vedersi e non incontrarsi più oppure si può rischiare di creare una realtà artefatta per cercare di nascondere il proprio deficit.

    Visione del sito:

    Apro il sito e leggo: “L'associazione DI.VO. da molti anni è vicino ai diversamente abili desiderosi di fare una vacanza da soli che non potrebbero fare. Infatti noi puntiamo a fornire loro una compagnia qualificata con la quale intraprendere serenamente l'esperienza e poterne condividere tutte le emozioniLeggi il post Originale: Associazione Di.Vo: Vacanze Estive 2010”
    Ecco che mi viene subito in mente un articolo, letto la settimana scorsa su LaRepubblica:

    Vacanze senza barriere Ecco dove
    Repubblica — 23 giugno 2010 pagina 48 sezione: VIAGGI
    Al mare, in montagna, in un villaggio turistico. Magari in una città d' arte. Oppure un bel viaggio negli States. Sono le vacanze delle persone con disabilità che, come tutti, viaggiano, esplorano, cercano nuove esperienze. Chi predilige l' avventura e chi la tranquillità. Chi preferisce far da sé e chi si rivolge e si affida ad associazioni e operatori. On line si trovano molte informazioni su strutture e servizi. Esistono blog come www.Diversamenteagibile.it , che danno la parola ai diretti interessati, sul modello del famoso Tripadvisor. Le persone raccontano i loro viaggi, segnalando l' effettivo grado di accessibilità delle strutture alberghiere, dei luoghi visitati, dei mezzi pubblici, anche con foto e video. «È il problema principale per chi va in vacanza - spiega l' ideatore del sito Maxmiliano Ulivieri - spesso sui cataloghi si vedono cose non veritiere». Tra le mete preferite ci sono Spagna e Stati Uniti. «Gli Usa - spiega Massimo Micotti, creatore di Mondo possibile - hanno un approccio molto pragmatico, meno assistenza, ma più servizi. Le città sono accessibili, a cominciare dai mezzi. In Spagna ci sono molti taxi utilizzabili dai disabili». Tra le mete da lui proposte Tenerife, «un' isola totalmente accessibile. Tutte le strutture sono attrezzate, le piscine hanno impianto sollevatore, ci sono escursioni e centri di riabilitazione. È molto gettonata». Si viaggia anche in montagna. Alto Adige per tutti, realizzato dalla cooperativa Indipendent L., è un portale con informazioni su tutti i servizi turistici: descrizioni delle strutture alberghiere, dei percorsi escursionistici, dei mezzi di trasporto. Gli "smile" indicano il grado di accessibilità: «Descriviamo tutto, anche le misure delle porte, l' altezza del tavolo, i servizi offerti, usando foto, video e tour virtuali. Non vogliamo lasciare spazio al dubbio» dice Anita Stazzoli della cooperativa. Fiore all' occhiello la ferrovia della Val Venosta: «È completamente accessibile in tutte le stazioni». Si guarda ai disabili anche sulla riviera romagnola. A Viserba il Bagno Egisto 38 ha aderito al progetto della Provincia di Rimini "Spiaggia agibile a tutti". Racconta il titolare Alessandro Bologna: «Abbiamo abbattuto tutte le barriere architettoniche, si accede con due rampe, c' è la passerella a tre metri dall' acqua, assistenza per le persone con disabilità, alle quali offriamo anche l' animazione». Non mancano i villaggi turistici: Village far all è un network italiano di venti strutture completamente accessibili: «Tutti i villaggi vengono visitati e verificati - spiega il presidente Roberto Vitali- garantiamo anche la formazione del personale». Un business che considera importante in termini di crescita: «I disabili sono il 15 per cento della popolazione, ignorati dal mercato del turismo». Grandi affari all' orizzonte? Scettico Micotti: «È un settore che esiste nei convegni - afferma - ho notato una crescita, ma rimane una nicchia. Creare tour operator specializzati, come in altri paesi europei, per ora è difficile, non c' è mercato». - RAFFAELE CASTAGNO

    Ho evidenziato all’interno dell’articolo i vari posti citati per tutti quei diversamente abili che vogliano organizzare una vacanza in strutture attrezzate e quindi accessibili A TUTTI. Il così breve elenco di località turistiche non può che farmi notare, con molto rammarico, quanto l’Italia stia ancora indietro su tale fronte.
    Andreana Russo1791
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    Messaggio  Andreana Russo1791 Mar Giu 29, 2010 12:25 pm

    Matteo Schianchi nel suo libro “La terza nazione del mondo. I disabili tra pregiudizio e realtà scrive: “ la causa iniziale dell’emarginazione di chi è disabile non è l’handicap, la menomazione in quanto tale, ma lo sguardo che posiamo, a livello individuale e collettivo sulla disabilità. A interporsi tra il disabile e la vita non c’è l’handicap ma lo sguardo su di esso. Questa frase mi ha molto colpito e penso che questa sia una di quelle frasi che chiunque dovrebbe leggere, CAPIRE e tenere sempre a mente indipendentemente da volersi o meno rapportare con la disabilità, perché in una società come la nostra dove, a causa della vita così frenetica, si tende ad essere sempre più superficiale e a “posare lo sguardo” solo su quello che è visivamente è diverso da noi, solo su quello che non segue quei canoni che la civiltà moderna, e sopratutto la televisione ci ha inculcato, come la bellezza, la perfezione o ancor peggio c’è quello “sguardo” caritatevole o assistenziale che forse allevia le coscienze ma che in realtà serve a ben poco.
    Siamo nel 2010, il famoso terzo millennio, l’era della tecnologia, dell’avanguardia, del superamento di ogni limite e barriera eppure siamo ancora qui a cercare di sensibilizzare le persone sul tema della disabilità,siamo ancora qui a domandarci perché a tutta questa emancipazione e sviluppo corrisponde ancora troppo spesso emarginazione e discriminazione, la risposta è che noi siamo la società della contraddizione (e io aggiungo dell’insoddisfazione cronica) perché, scrive Schianchi, l’esclusione e la discriminazione si costruiscono in altre sfere, nella profonda difficoltà di vivere in prima persona l’handicap, nella stigmatizzazione e nel rifiuto cui sono soggette le persone disabili, da parte di se stessi e degli altri. Abbiamo parlato di tecnologia, a tal proposito è stato creato il Libro Bianco che è frutto del lavoro della “Commissione interministeriale” sullo sviluppo e l’impiego delle tecnologie dell’ informazione per le categorie deboli. Il libro contiene una serie di proposte concrete: un nuovo disegno di legge e alcune azioni necessarie a promuovere l’inserimento dei disabili nella società basata sull’informazione e la conoscenza. Quindi come si evince in questo libro, ma anche dalla realtà di tutti i giorni, ormai la tecnologia è fondamentale per la vita di ognuno e in particolar modo di chi ha esigenze e bisogni specifici, questa ci ha permesso di superare limiti spaziali e temporali ed è un efficace strumento per assicurare la valorizzazione delle capacità residue dei disabili e per sopperire alle “mancanze”. Sono tre le principali aree in cui le patologie possono migliorare le condizioni dei disabili: nella prevenzione delle manifestazioni genetiche, nella riabilitazione e nel raggiungimento della piena inclusione sociale. Primi fra tutti i PC hanno cambiato qualitativamente la vita di molte persone con bisogni speciali che spesso hanno solo bisogno di strumenti adatti a sopperire ad un deficit,se queste persone hanno ausili adeguati per superare il loro deficit, usare il pc diventa facile e anzi grazie alla realizzazione, negli ultimi anni, di hardware e software specifici, si è creato per ognuno,(o quasi) la modalità più consona alle proprie possibilità per accedere ad uno strumento che ha rappresentato una rivoluzione in tutti i campi dalla scuola, al lavoro, all’informazione e alla cultura in generale e connessi a questi si creano diversi tipi di ausili, hardware e software, capaci di fornire aiuto si nel campo riabilitativo sia nell’accesso al computer, pensiamo ad esempio alla domotica, alle tastiere e stampanti braille, al riconoscimento e alla sintesi vocale etc… Da questo si evince che le tecnologie possono contribuire a sostenere l’integrazione dei disabili nella società ma come ogni cosa ha anche i suoi rischi e limiti, perché esse stesse possono diventare barriere in quanto molti prodotti standard non tengono conto dei bisogni speciali di tutti i disabili e non ha senso creare delle tecnologie che servono per migliorare la vita delle persone se poi queste non sono sviluppate con criteri che permettono a tutti di utilizzarle. Inoltre c’è anche da mettere in conto che, nonostante i benefici della tecnologia siano evidenti, non tutti hanno la possibilità di acquisire non solo una piena consapevolezza delle potenzialità della tecnologia ma ne posso anche usufruirne a pieno. Infatti un altro problema che ho riscontrato spesso parlando con disabili che dispongono di vari ausili tecnologici è che c’è poca “assistenza tecnica” nel senso che quando viene acquistato un ausilio ad esempio collegato all’uso del computer non si vieni aiutati nell’utilizzo dello stesso e questo spesso crea molte difficoltà e si rischia di non utilizzare al meglio il prodotto. Parlando appunto di rischi e limiti della tecnologia numerose sono le questioni che sono nate sul rischio che l’integrazione uomo-macchina possa alterare o meno l’identità della persona, per evitare ciò si è dovuto porre un limite all’uomo e alla scienza, infatti il nostro ordinamento giuridico tutela la dignità dell’uomo come valore fondamentale attraverso regole e controlli atti a garantire che la ricerca e l’impiego della tecnologia restino circoscritti alle funzionalità umane e alla tutela della salute evitando così di dare vita ad una onnipotenza biologica.
    Ma veniamo ora alle novità nel campo degli ausili presentati durante il No barriers Dolomiti: La prima sessione tratta di innovazioni tecnologiche per quanto concerne le patologie motorie e in particolar modo come sfruttare le naturali capacità adattive del sistema nervoso per l’apprendimento motorio e riabilitazione. Alcune ricerche sostengono l’importanza di eseguire un maggior numero di esercizi possibili che stimolino l’attività motoria in modo da poter facilitare il recupero. Si parla di uomo-robot (aptica) che è un sistema che permette attività motorie e terapie con esercizio ripetitivo,con l’esclusione totale o parziale del terapeuta, o ancora di ortesi dinamiche per aiutare il movimento degli arti o più in generale il progetto di ausili deambulatori che però tengano conto anche del design universale e quindi dell’estetica e non solo della funzionalità. La seconda sessione tratta le tecnologie per i non udenti e i non vedenti:
    grazie alle sempre più recenti tecnologie è ora possibili sviluppare degli ausili portatili per non vedenti, che aiutino queste persone ad essere più indipendenti e ad avere una migliore integrazione sciale. Ad esempio i grandi database e i satelliti GPS che contengono informazione sul territorio combinano la loro azione in modo da poter dare informazioni su ogni parte del mondo. Queste mappe digitali sono sempre più accurate perché è tanta la richiesta di questi ausili che ti permettono di avere informazioni sulla direzione, la distanza di un punto, una via etc…
    Come ausili per i non udenti invece troviamo gli impianti cocleari che sono protesi neurali ormai altamente diffuse e di buon efficienza.
    L’ ultima sessione concerne l’amputazione degli arti:
    la tecnologia cerca di creare sempre più protesi all’avanguardia che permettono a colori che hanno avuto amputazioni degli arti un movimento degli arti artificiali sempre più naturale ed avere una forza simile all’arto naturale.
    Come abbiamo visto nelle pagine precedenti e come vediamo nella vita di tutti giorni la tecnologia ormai fa parte di noi è diventata elemento fondamentale, l’importante è riuscire a gestirla e non a farci gestire da essa, ma in ogni caso è e rimarrà sempre un importante risorsa e quindi è fondamentale che TUTTI possono accederle e plasmarla in base alle proprie esigenze. Nel dicembre 1993 la commissione dell’Assemblea delle Nazioni Unite scrive:
    “Gli Stati dovrebbero riconoscere la prominente importanza dell’accessibità nel processo di creazione di uguali opportunità in tutti i campi della vita sociale. Per le persone disabili gli Stati dovrebbero sia attivare programmi per rendere accessibile l’ambiente fisico sia prendere le misure necessarie per
    fornire accesso alle informazioni e al mondo della comunicazione. …
    Gli Stati dovrebbero far sì che i nuovi sistemi telematici per fornire al pubblico informazioni e servizi siano resi accessibili fin dall’inizio oppure adattati in modo da risultare accessibili alle persone disabili.”

    Sono passati 17 anni da questa affermazione, certo non dobbiamo essere pessimisti qualcosa si è fatto, qualche conquista l’abbiamo ottenuta, ma c’è ancora tanto da fare!! ma io sono un inguaribile ottimista e mi piace pensare che qualcosa si sta smuovendo e che un giorno “Ad interporsi tra il disabile e la vita non ci sia ne più l’handicap ne lo sguardo su di esso”

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